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Il quattordicesimo giorno di sfide del Roland Garros 2023, di scena sabato 10 giugno, corrisponderà alla finale femminile del torneo. Iga Swiatek e Karolina Muchova si daranno battaglia al termine di un evento sin qui ricco di sorprese, ma con alcune solide certezze difficili da smentire e sempre presenti; semplicemente, lo Slam parigino rispecchia a pieno la realtà Wta attuale: un intrattenente parco atlete dal livello mediamente elevato e con determinate giocatrici che raggiungono e mantengono picchi straordinari. La polacca Swiatek, numero uno al mondo, rappresenta certamente un’icona della seconda categoria citata. Muchova fa parte orgogliosamente della prima…ma ha in sé anche qualcosa in più da mostrare al mondo. Di seguito la presentazione del day 14 di questa edizione del Roland Garros.
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SWIATEK E MUCHOVA, PROTAGONISTE
Swiatek e Muchova lotteranno al fine di conquistare, rispettivamente, il quarto e il primo titolo Slam in carriera. La polacca è più abituata a eventi di questa portata e la terra battuta fa in modo che le sue qualità brillino con un’intensità maggiore rispetto al solito; già campionessa in due occasioni a Parigi, la nativa di Varsavia tenterà di raggiungere la gloria per la terza occasione, la seconda consecutiva dopo il trionfo su Coco Gauff. La ceca, dal canto suo, è alla prima finale a questo livello e ha appena superato il record personale corrispondente alla finale degli Australian Open 2021; per lei si tratta di un’occasione particolarmente rilevante, ma non necessariamente unica.
Swiatek ha sconfitto giocatrici del calibro della già citata Gauff e di Beatriz Haddad Maia tra quarti e semifinali, non lasciando dietro di sé alcun set e firmando l’ennesimo percorso netto. Muchova, invece, ha superato Anastasija Pavlyuchenkova e sorpreso Aryna Sabalenka durante il suo percorso; in particolare, la sua impresa ai danni della favorita bielorussa resterà negli annali del tennis e nella memoria degli appassionati. Da 5-2 e 40-30 sotto al terzo e decisivo set, la ceca ha ritrovato energie e consapevolezza dei propri mezzi, accorciando gli scambi con delicata maestria e facendo suo il passaggio del turno per 7-5. Finale indubitabilmente meritata per entrambe le straordinarie protagoniste di questo Roland Garros, molto diverse tra loro per caratteristiche e altrettanto volenterose di raggiungere il traguardo conclusivo.
CHE TIPO DI FINALE SARÀ?
Ottica Swiatek
Non è semplice ipotizzare l’evoluzione di una finale, soprattutto se si tratta di un torneo Slam, sebbene sia certamente possibile analizzare le premesse. Swiatek si presenta all’ultimo atto parigino con i favori del pronostico e con una serie di qualità tennistiche che si sposa in modo eccellente con la terra rossa. Impossibile non definire “specialista” una giocatrice come la polacca, la quale detiene dei colpi a dir poco letali su questa superficie e un dritto in top assolutamente mortifero per qualsiasi avversaria. La copertura del campo della numero uno del mondo non ha probabilmente pari, attualmente, e la sua condizione atletica spesso straripante le permette di evidenziare il suo gioco “asfissiante” a discapito di ogni opponente.
Non solo, dunque, dei colpi in spinta costantemente profondi ed efficaci, aggressivi, ma anche un’intelligenza tattica e una resa difensiva sensazionale rendono Swiatek un’atleta-robot semplicemente strepitosa. Prendendo in prestito le parole metaforicamente utilizzare da Haddad Maia in semifinale, sembra di vedere un nuovo prototipo di Nadal al femminile. Swiatek è peraltro una perfezionista e il suo crescendo in termini di prestazioni non può che far davvero riflettere in ottica futura. Nonostante tutto e seppur ci si prepari a una finale con tanti spunti d’interesse, non si può non pensare a cosa avremmo assistito in caso di un dualismo Swiatek-Barty per tanti anni.
Ottica Muchova
Per quanto riguarda Muchova, il discorso è più complesso. La giocatrice nata a Olomouc possiede un talento meravigliosamente cristallino, puro, anche intuitivo dopo pochi minuti di osservazione (pur distratta). Queste capacità sono state però parzialmente oscurate nel corso degli anni, per via di diversi guai fisici che ne hanno limitato prestazioni, traguardi, continuità , esposizione al grande pubblico. Nonostante ciò e quando la resa atletica non tradisce, Muchova è semplicemente un gioia per gli occhi; le soluzioni tecniche della ceca sono…esattamente tutte quelle concepibili in questo sport e la semplicità d’esecuzione dei colpi esprime molto. Quest’ampiezza del repertorio, però, non è soltanto un evidente pregio, ma delle volte anche un ostacolo; nei momenti in cui Muchova riesce a offrire il meglio di sé in campo, mantenere un ritmo alto, gestire l’incontro psicologicamente…diventa terribilmente difficile contenerla. Quando, invece, le si propongono palle molto lavorate e la si costringe a difendere, il suo tennis perde in brillantezza, efficacia e lucidità .
Dopo aver fatto uno step importante relativamente a cosa sia il suo tennis, diverso da ogni altra giocatrice e semplicemente sconfinato in quanto a soluzioni, Muchova è maturata anche sul piano dei risultati e ha raggiunto vette stilistiche molto alte. Adesso, la ceca è una giocatrice assolutamente riconoscibile e ha alcune armi formidabili; tra queste, impossibile non menzionare la prima di servizio (varia e potente), la smorzata (vellutata e precisa o come colpo unicamente tattico da seguire a rete) e la volée (da manuale anche se giocata in precario equilibrio). In alcune situazioni e per mescolare le carte, Muchova adotta una personalissima e imprevedibile versione del serve and volley, quasi sempre giocato con impeccabile criterio. La ceca è sfavorita contro una Swiatek che appare davvero “schiacciasassi”, ma attenzione allo straordinario mondo di Muchova: vinca la meritocrazia.
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