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Il day 9 del Roland Garros ha segnato l’allineamento dei due tabelloni ai quarti di finale. L’unica italiana al via sarà Martina Trevisan. Non ce l’hanno fatta sia Camila Giorgi sia Jannik Sinner che, per motivi diversi, hanno dovuto entrambi abbandonare il torneo. A sorridere sono Daria Kasatkina ed Andrey Rublev. La sconfitta di Daniil Medvedev, ridicolizzato da un Marin Cilic in versione deluxe, ha impedito un doppio derby tutto russo vista anche la vittoria in rimonta di Veronika Kudermetova. Ma quella odierna è stata soprattutto la giornata di Holger Rune, che ha buttato fuori il finalista della passata edizione Stefanos Tsitsipas. Qinwen Zheng, cinese solamente di passaporto, ha messo paura per più di un’ora alla polacca Iga Swiatek prima di un ritorno che certifica sempre di più chi è la favorita per la vittoria finale. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa ci ha detto questo day 9.
FUORI CAMILA – Paradossalmente per Giorgi era molto più ardua la sfida odierna contro Kasatkina rispetto a quella di terzo turno contro Sabalenka, top ten fissa ma dotata di un gioco speculare rispetto a quello della marchigiana. Per la russa calza a pennello una frase detta a suo tempo da Daniel Orsanic, storico capitano di Coppa Davis dell’Argentina, a proposito di Juan Manuel Cerùndolo: “È capace di mettere a nudo la fragilità del tennis moderno”. Effettivamente l’azzurra è sembrata sin da subito in tilt di fronte all’arsenale tecnico sfoggiato dalla sua avversaria. Palle corte, traiettorie alte, colpi tagliati, soluzioni sempre differenti che hanno fatto emergere le lacune di una giocatrice che nel corso degli anni non ha mai voluto (o potuto) cambiare il suo spartito, fatto di grandi accelerazioni ma di poco acume tattico.
Sarebbe ingeneroso affermare che la partita non sia stata combattuta in alcuni tratti. Trentasette errori non forzati e zero palle break trasformate su sei, tuttavia, sono numeri troppo pesanti per sperare d’impensierire realmente ‘Dasha’, soprattutto sulla terra battuta. Quest’ultima ha confermato il suo straordinario momento di forma dopo la semifinale ottenuta agli Internazionali d’Italia due settimane fa. Nelle ultime quattro uscite ha lasciato appena quattordici giochi alle malcapitate avversarie. Il ritorno nei quarti di finale di uno Slam dopo quattro anni (Wimbledon 2018) non può che essere la conseguenza più corretta. Adesso il derby contro Veronika Kudermetova, brava a rimontare un set di svantaggio contro l’americana Keys.
JANNIK: COSÌ È UN’AGONIA – Un fisico che (per il momento) non supporta una testa da campione. I primi cinque mesi della stagione di Sinner possono essere riassunti in questa frase. L’altoatesino, che per un set abbondante ha preso a pallate Andrey Rublev, è stato costretto al ritiro all’inizio del terzo. Stavolta la colpa è del ginocchio sinistro, che lo aveva limitato anche nelle precedenti tre uscite ma mai del tutto fermato. Vederlo uscire dal campo affranto suona come un’ingiustizia sportiva. Nella testa la certezza di una superiorità a tratti imbarazzante nei confronti del russo, apparso inerme di fronte alle bordate dell’azzurro.
Nella testa la convinzione che stavolta si poteva davvero sognare in grande in uno spicchio di tabellone presidiato (fino a stasera) da Medvedev e lasciato incustodito dal vero uomo da battere, il greco Stefanos Tsitsipas. Adesso è il momento delle riflessioni. Occorre riunirsi con tutto il team ed individuare le cause di tutti questi guai atletici che da gennaio non lo lasciano in pace. Jannik non ha scartato del tutto la possibilità di fermarsi anche per tre/quattro tornei in conferenza stampa. Saltare del tutto la stagione su erba (vista anche l’assenza dei punti a Wimbledon) può diventare un’opzione concreta per salvaguardare quella sul cemento americano, dove tradizionalmente Sinner ha sempre dato il meglio di sé.
UNA GEMMA DI NOME HOLGER – Quasi due mesi fa era a giocarsi la finale del Challenger di Sanremo (poi vinta in tre set contro il nostro Francesco Passaro). Quasi un mese fa a Monaco di Baviera ha riportato il primo sigillo a livello di circuito maggiore. Holger Rune è forse l’esempio più lampante della sfrenata voglia di arrivare in alto con in tasca la consapevolezza che ci sono dei gradini da superare. Due anni e mezzo passati tra futures e Challenger dopo il trionfo al Roland Garros Junior nel 2019. Nel mezzo quell’odiato ranking congelato causa Covid-19 che gli ha tolto quell’ingresso in top cento che poi (naturalmente) ci ha messo poco a fare suo.
Vederlo ai quarti di finale dello Slam parigino (stavolta quello dei grandi) stupisce ma non troppo. Sin dall’arrivo nella capitale francese aveva gli occhi di chi voleva recitare una parte importante nel torneo. Se lo hanno ribadito i successi contro Shapovalov, Laaksonen e Gaston, lo ha ribadito ulteriormente quello contro Stefanos Tsitsipas, finalista della passata edizione e vincitore di Montecarlo. Per lui un’altra debacle difficile da digerire. Se prima i suoi avversari a livello Slam erano Djokovic e Nadal, adesso le batoste stanno iniziando ad arrivare anche contro il nuovo che avanza. Per Rune ora c’è la prova del nove contro il norvegese Casper Ruud, vittorioso in quattro set sul polacco Hurkacz.
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QUASI EN PLEIN – Daniil Medvedev ha rovinato la giornata (quasi) perfetta della Russia. Il moscovita ha vanificato quanto di buono fatto vedere nelle prime tre uscite contro dei terraioli doc come l’argentino Bagnis ed i serbi Djere e Kecmanovic. Nella sfida tra due ex campioni degli US Open, infatti, ha prevalso comodamente Marin Cilic. Qualcosa nel croato è cambiato nelle ultime settimane. C’è sicuramente qualche sorriso in più.
Il motivo risiede nel ritrovamento del suo tennis, tornato improvvisamente sicuro dopo una prima parte di stagione decisamente da rivedere. Per il numero due del mondo, invece, la scintilla con la terra battuta è destinata ancora una volta a rimanere incompiuta. C’è da dire che quest’anno le scusanti affiorano. Il moscovita ha preparato lo Slam parigino solamente con il torneo di Ginevra a causa di un’operazione di ernia. Il Cilic visto stasera, però, può sicuramente dirsi ottimista contro la maggior parte degli avversari in tabellone, a cominciare dall’altro moscovita Andrey Rublev.
32 – Contro la montenegrina Kovinic si erano intravisti segnali di umanità. Quest’oggi Iga Swiatek, dopo una striscia di quarantaquattro set consecutivi, ne ha lasciato addirittura per strada uno contro Qinwen Zheng. La cinese di Spagna riunisce nel proprio tennis la disciplina asiatica ed i colpi della scuola iberica. Nel primo parziale non sono bastati cinque set point a sfavore ed uno svantaggio di 5-2 (doppio mini-break) al tie-break per piegarla. Nei successivi due, però, la polacca ha trovato la consueta lucidità di fronte ad un’avversaria anche penalizzata da un problema alla gamba sinistra. Un parziale di dodici game a due le ha permesso in un colpo solo di ottenere il terzo quarto di finale a Parigi e di raggiungere la belga Henin a quota trentadue successi consecutivi.
La sensazione è che questo Slam possa perderlo solamente lei. C’è da dire però che due indizi fanno una prova e sicuramente si è intravista in Swiatek una tensione particolare nelle ultime due uscite rispetto ai sorrisi della prima settimana. Lo dimostra anche l’esultanza rabbiosa rivolta al proprio box a fine match. La sua prossima avversaria sarà l’americana Jessica Pegula, autrice di diversi piazzamenti importanti quest’anno. Due su tutti i quarti di finale agli Australian Open e la finale di Madrid. La statunitense ha estromesso in tre set la rumena Begu. Quest’ultima è uscita a testa alta dal torneo. Molto probabilmente, però, lo ha fatto con due incontri di ritardo dopo il lancio di racchetta in tribuna non sanzionato al secondo turno contro la russa Alexandrova.
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