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È durato circa due ore e mezza il sogno di Lorenzo Musetti sul Philippe Chatrier nel match di ottavi di finale contro Novak Djokovic. Già, sembrava impossibile o quantomeno molto complicato nel pre-match credere che Lorenzo avesse già le armi per creare patemi al dominatore del tennis negli ultimi dieci anni ed invece è proprio ciò che accaduto. Due set giocati in modo sublime, in cui si è visto tutto ciò di cui è capace il talento di Carrara. Palle corte, accelerazioni improvvise con entrambi i colpi, servizio solido e, soprattutto, una grande lucidità mentale nei momenti decisivi. Ciò gli ha permesso di recuperare uno svantaggio di 2-4 nel primo tie-break, poi vinto per 9 punti a 7, ed anche di rimanere ben incollato alla sfida nel secondo parziale, che si è aggiudicato nuovamente al tie-break (questa volta vinto con un netto 7-2). Djokovic, sì proprio il fuoriclasse serbo, sembrava impotente davanti a tutta l’estrema varietà e qualità di tennis del suo avversario. Tuttavia è nelle difficoltà che vien fuori un campione e come il serbo nella storia del tennis non se ne contano pochi. È per questo che dall’inizio del terzo il fuoriclasse di Belgrado ha fatto capire chiaramente al suo giovane avversario: “Ho tutte le intenzioni di rimanere nel torneo”. Alla reazione di forza si è aggiunta anche un problema all’inguine per il “Muso”, che in particolare da metà quarto lo ha fortemente condizionato. Appena 14 i punti conquistati dal classe ’02 azzurro sugli 83 punti totali giocati sino al 4-0 nel quinto set, che spiegano abbastanza bene il “no-contest” avvenuto dalla fine del secondo parziale in parziale. Il 4-0 nel quinto ha inoltre segnato il momento del ritiro di Musetti, che non ha voluto rischiare minimamente di peggiorare la situazione ed ha così deciso di concludere anzitempo la contesa. Al termine della splendida sfidanti, gli applausi finali del poco pubblico presente ma soprattutto quelli del numero 1 al mondo hanno certificato la bontà del match giocato dal Next Gen carrarino, che conclude così il suo primo Slam in carriera. Per ciò che riguarda Djokovic, invece, continua ad aggiornarsi il suo personale libro dei record a livello Slam. Per lui sarà il 49esimo quarto di finale in carriera in un Major (a meno 8 da Roger Federer) e sarà il quattordicesimo a Parigi. Il suo avversario sarà un altro italiano: la nona testa di serie Matteo Berrettini. Il classe ’96 romano, dopo aver usufruito del forfait di Roger Federer in ottavi, al suo secondo quarto di finale in carriera in uno Slam proverà sicuramente a far meglio rispetto alla prima sfida con il serbo. Nel primo match di Round Robin delle Finals 2019, infatti, non ci fu storia. Il 18 volte vincitore Slam dominò in lungo e in largo la contesa, concedendo le briciole a Matteo. Questa sfida , tuttavia, si prospetta completamente differente poiché si giocherà su un’altra superficie ed inoltre in questo periodo il numero 9 del mondo sta vivendo un super periodo di forma. Infine bisogna aggiungere che Djokovic, pur essendo strepitoso nella rimonta, nei primi due set con Musetti ha dimostrato alcune crepe nel suo tennis se si dovessero riproporre potrebbe accusare diversi problemi anche con il numero 1 d’Italia.
Se il numero 1 del ranking ha rischiato di concludere il suo percorso parigino agli ottavi di finale, non so può dire lo stesso per il tredici volte vincitore del torneo Rafael Nadal. Nel suo “giardino preferito” il campione iberico ha sfornato l’ennesima prestazione sontuosa della sua carriera e a nove mesi di distanza sconfitto nuovamente in tre set, 7-5 6-3 6-0, un altro italiano: Jannik Sinner. Esattamente come nell’edizione dello scorso annio, in quel caso nei quarti, il Next Gen azzurro ha giocato alla pari il primo set ed anzi, sul 5-4, era anche andato a servire per conquistarlo. Da quella situazione di punteggio, tuttavia, la leggenda di Manacor ha dimostrato perché ha vinto ben 13 volte questo Slam su 15 partecipazioni. Il 20 venti volte campione Major ha infatti concesso pochissimo da fondocampo ed ha sempre costretto Sinner a giocare in zone di campo a lui molto scomode. Ciò si è tradotto in tanti errori da parte del numero 18 del mondo e in un parziale di 16 game a 3 in favore di Rafa. Dato impetoso, come impietosi, sempre di più, sono i numeri del fuoriclasse spagnolo in questo Slam. Per lui quello ottenuto ai danni dell’allievo di Riccardo Piatti è difatti il 103esimo successo al Roland Garros su 105 match giocati, è il quindicesimo quarto di finale a Parigi (solo Federer ne ha di più in uno Slam, 17 a Wimbledon), il decimo raggiunto senza perdere neppure un set. Ora nei quarti si troverà di fronte un altro avversario che ha già sfidato lo scorso anno in semifinale e che lo ha sconfitto a Roma nel 2020, ossia il “ritrovato” Diego Schwartzman. “El Peque”, testa di serie numero 10, dopo una stagione molto complicata è tornato ad esprimere il proprio miglior tennis proprio nella capitale francese. Lo dimostra il fatto che anch’egli, come il suo prossimo avversario, arriva nei quarti senza aver perduto nemmeno un set. È vero, il suo percorso sino al quarto turno è stato piuttosto agevole ma la vittoria in tre parziali, 7-6(9) 6z4 7-5 negli ottavi con Jan Lennard Struff dimostra che il 28enne di Buenos Aires è tornato ad esprimersi ad ottimi livelli. Il teutonico era infatti un avversario tutt’altro che morbido. Arrivava dal bel successo sul giovane Alcaraz ed al primo turno aveva fatto fuori uno dei migliori giocatori in questa stagione, ossia il russo Andrey Rublev. Schwartzman però nei momenti decisivi di tutti i parziali ha dimostrato di aver ritrovato la fiducia nelle proprie armi, che sembrava aver completamente perduto ultimamente. Ciò, abbinato a una condizione fisica decisamente migliorata rispetto a quanto visto recentemente, gli ha permesso di approdare per la terza volta negli ultimi quattro anni nei quarti al Roland Garros. Difficile, tuttavia, pensare ora che il suo percorso nel secondo Slam stagionale possa proseguire, in quanto appunto dall’altro lato di campo si troverà il fenomeno spagnolo, che appare decisamente ispirato e pronto al suo quattordicesimo titolo.
E al femminile? Beh, prosegue senza alcun patema il percorso della campionessa in carica Iga Swiatek. La polacca, numero 9 del mondo, ha vinto, tra la scorsa e questa edizione, l’undicesimo match di fila a Parigi senza perdere un set. Un dato impressionante, che conferma lo straordinario valore di questa ragazza sulla terra battuta. 6-3 6-4 alla quasi coetanea Marta Kostyuk, questo il risultato del suo ottavo di finale. Ancora una volta la 20enne di Varsavia col suo tennis estremamente solido ma al contempo vario ha scardinato le certezze dell’avversaria, nonostante la giovane ucraina fosse in gran forma (0 set persi nel torneo fino ad oggi). Questo ennesimo trionfo nella rassegna francese la proietta nei quarti, in cui sfiderà un’altra giocatrice decisamente in palla: la greca Maria Sakkari, diciassettesima testa di serie del torneo. Quest’ultima ha infatti “surclassato” la finalista dello scorso anno, Sofia Kenin. Il 6-1 6-3 finale è la perfetta descrizione della contesa. La 25enne di Atene ha sempre controllato le operazioni, concesso pochissimo ed infine ha costretto la sua avversaria a star molto lontana dalla riga di fondo, situazione di gioco in cui la statunitense non si trova certamente a proprio agio. Un successo importante per Sakkari, che per la prima volta approda nei quarti in uno Slam ed ora proverà a giocarsi le sue carte nella sfida con Swiatek. Certo, non partirà come favorita ma il suo tennis potrebbe creare diversi grattacapi alla vincitrice del 2020.
L’ultimo quarto di finale al femminile, invece, vedrà come portagoniste la “stellina” del tennis mondiale, Coco Gauff, e una delle “giocatrici del momento”, la ceca Barbara Krejcikova. Per entrambe è il primo approdo fra le migliori otto di un Major ma è pienamente meritato. La 17enne di Atlanta ha difatti domato agilmente (6-3 6-1), a suon di servizi e “bombe” da fondocampo, il tennis estroso della tunisina Ons Jabeur. La classe ’95 di Brno ha invece lasciato le briciole (6-2 6-0) a un’insufficiente Sloane Stephens. Anche la loro sfida, esattamente come quella fra Swiatek e Sakkari, si prospetta decisamente intrigante con l’equilibrio a fare da padrone.
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