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“È stata dura fisicamente. Sulla terra è stancante però la mia stanchezza è più mentale perché ho fatto uno sforzo molto alto per stare dietro a un giocatore che è molto particolare, gioca bene e con pochi punti di riferimento. Sono stato bravo a rimanere lucido perché dovevo rimanere attaccato ad ogni game e la chiave è stata alternare i colpi: ho trovato grande fiducia, anche con il rovescio ho trovato profondità e lunghezza“. Matteo Berrettini esulta al termine del match di secondo turno del Roland Garros 2018 contro Ernests Gulbis. Il tennista italiano che entrerà per la prima volta nella top-80 al mondo è riuscito a sconfiggere il lettone in quattro set con il risultato di 6-2, 3-6, 6-4, 6-3 in due ore e 47 minuti di gioco. Partenza a razzo poi il calo nel secondo set: “Dovevo stargli dietro per far sì che la partita girasse dalla mia parte. A volte in grandi occasioni contro grandi giocatori non riesco a reagire ma qui ho recuperato alcuni punti perché ero convinto di poterlo brekkare, stava barcollando e anche i game di risposta erano diventati meno facili per lui“.
Vincere aiuta a vincere, ma con differenti risultati si può cambiare una programmazione? “La filosofia con cui lavoriamo nel mio team è quella di lavorare e programmare a prescindere dal risultato. Giocherò sull’erba, penso farò quattro tornei, giocherò anche Wimbledon. Il lavoro che faccio fisicamente e tecnicamente prescinde dai risultati, quello sì, poi se arriva un grosso risultato allora si può decidere diversamente. Però vado avanti a piccoli passi, c’è ancora parecchio da migliorare, senza mettersi fretta“.
Marco Cecchinato in conferenza stampa ha speso delle ottime parole per Berrettini e per il movimento tennistico italiano. Matteo commenta: “Credo che la competizione tra i giocatori italiani sia una cosa molto positiva perché ti sprona ad andare avanti ed a volere sempre più. Siamo giovani, siamo tutti a delle prime esperienze: ci tiriamo a vicenda e credo tutto questo faccia bene al tennis italiano“. Sul paragone con il fratello Jacopo, Matteo scherza: “È biondo e ha gli occhi verdi, è diverso da me soprattutto per quello. A parte gli scherzi è simile ma non proprio uguale: è più naturale col rovescio e fa un po’ più di fatica col dritto però sta migliorando, cercando di improntare il gioco sempre di più sul servizio. Nei modi di fare e di stare in campo ci assomigliamo“.
Infine sulla sfida contro uno fra Dominic Thiem e Stefanos Tsitsipas al terzo turno: “Con Thiem non ci ho mai giocato ma non bisogna spendere tantissime parole per descriverlo. Con Tsitsipas ho un ricordo amaro ma positivo allo Us Open. Chiunque dei due sia sarà una partita molto tosta: vedremo quello che succederà. Mi godo questa vittoria e questo momento, chiunque esso sia lo sfiderò“.