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Rimboccarsi le maniche per ricominciare da capo, ancora una volta. Tommy Robredo non ha nessuna intenzione di appendere la racchetta al chiodo nonostante l’età (34 anni) e i problemi fisici che lo stanno martoriando in questi mesi. Nonostante ciò, il rientro, coinciso con il torneo challenger di Genova a settembre, sembra procedere per il meglio. “Il gomito destro non mi dà più fastidio, ora come ora non ho più il desiderio di cambiare il braccio (si fa riferimento ad un’intervista rilasciata a Punto de Break nello stand Peugeot del Barcelona Open 2016 in cui manifestava la volontà di avere un nuovo braccio per tornare al più presto in campo n.d.r.). Adesso sto bene”. Un’assenza piuttosto prolungata perdurata circa 6 mesi, tra pensieri e valutazioni riguardo un’eventuale operazione poi di fatto avvenuta. Il tennista spagnolo, ex numero 5 del ranking ATP (il 28/08/2006), si trova questa settimana agli Internazionali di Brescia su una superficie (carpet) non propriamente adatta alle sue caratteristiche ma su cui si sta disimpegnando piuttosto bene. “La superficie è veloce, ma quando vai ad un torneo conosci da prima il manto, sapevamo che qui era veloce, però di certo è una tra le più rapide su cui si possa giocare”. L’iberico, da un anno a questa parte allenato da Oscar Serrano (ex coach di Arnaboldi e Fognini fra i tanti), è al suo secondo “comeback” in carriera. Il primo, datato 2012 per un infortunio alla gamba destra, sorprese un po’ tutti: Robredo tornò a giocare dopo 14 mesi ripartendo dai challenger risalendo sino alla top 20. Ma oggi cosa può spingere un ex top 5, vincitore di 12 titoli ATP (di cui un Masters 1000 e un ATP 500) a voler ritornare? “Mi piace giocare a tennis, andare ai tornei ed ambisco ad avere una classifica migliore. Il giorno in cui non mi piacerà più fare questo, mi ritirerò, ma ancora mi diverto, e cerco di esprimere il meglio dal mio gioco. Non ho obiettivi, voglio solo giocare partite, continuare a migliorare e provare a risalire nel ranking”. Le differenze rispetto a quattro anni fa sono tante, a partire dall’età avanzata e dal tipo di infortunio subito. “Rispetto al precedente ritorno, cambia la natura dell’infortunio patito, per cui sono differenti le circostanze che mi hanno portato a calcare nuovamente i campi: la speranza è però di poter fare bene come 4 anni fa”. Il tempo non è di certo dalla sua parte, ma la passione e la professionalità mostrate dal 1998 ad oggi ci lasciano ancora piuttosto fiduciosi.