Roberto Marcora ha concesso un’interessante intervista a Luca Fiorino, per la serie podcast “Tennis ai tempi del Coronavirus“, caratterizzata da un classico format Q&A. Il tennista lombardo classe ’89 ha riavvolto il nastro della propria carriera, raccontando alcuni aneddoti particolari e svelando i segreti della sua longevità sportiva, sia in termini di integrità fisica che di risultati.
QUARANTENA A MIAMI E RITORNO IN ITALIA – “Il viaggio da Miami all’Italia è stato lungo e surreale, ma tutto sommato non ci sono stati intoppi o problemi. Sono contento di esser tornato a casa ‘sano e salvo’ (ride, ndr). Ero negli Stati Uniti dal 29 febbraio, quando ancora la situazione era tranquilla, mentre in Italia stavano per chiudere circoli e palestre, seppur le sensazioni non fossero ancora catastrofiche. Pian piano in America la situazione è precipitata, hanno cancellato Indian Wells e tutto il resto del Tour. Sono stato a Miami da alcuni amici e giorno dopo giorno la preoccupazione è aumentata“.
EXPLOIT ATP NEL 2020 – “Le emozioni sono state forti in questo inizio di 2020 sportivo. Il torneo di Pune è stato un fulmine a ciel sereno, mai mi sarei aspettato di poter raggiungere il mio primo quarto ATP e di battere un top 20, il primo in carriera. Ho giocato il mio miglior tennis, mi sentivo sia in forma che in fiducia. Il mio allenatore mi ha spinto a virare per l’India, mentre io ero orientato verso Montpellier, ma fortunatamente mi ha convinto e mi ha fatto comprendere che ne valesse la pena: i fatti gli hanno dato ragione!“.
INFORTUNI E LONGEVITÀ – “Gli infortuni non sono giustificazioni, la maggior parte dei tennisti ha dovuto affrontare situazioni di questo genere. Cerco sempre di fare il meglio con quello che ho a disposizione. Penso che mi abbia penalizzato il fatto di non aver avuto una carriera a livello Juniores, per quanto concerne l’abitudine a viaggiare, ma mi ha anche salvato perchè sono meno logoro di un trentenne che ha iniziato a ‘vagabondare’ in precedenza. Sono partito a 20 anni e ho circa 10 anni di carriera alle spalle. Inoltre ogni giocatore è ben preparato ad ogni evenienza di questi tempi, grazie a diete e team medici, al contrario degli anni ’90“.
GIOVANI PROSPETTI – “Sono uno dei primi che ha fatto i conti con il talento di Sinner, quindi sarebbe scontato indicare lui come uno dei migliori. Shapovalov mi ha impressionato sin da subito, l’ho visto in campo contro Cecchinato e avevo subito compreso come fosse un atleta davvero tosto da affrontare. Ho avuto l’opportunità di avere davanti alcuni giocatori ‘speciali’, predestinati, e hanno mantenuto le attese“.
FUTURO DA COACH? – “In questo momento non credo di poter diventare coach, non mi vedo nel mondo del tennis non appena la mia carriera terminerà. Nello sport, come nella vita, non bisogna però mai dare nulla per scontato, dunque non nessuna possibilità è preclusa“.
Ascolta “A tu per tu con Roberto Marcora” su Spreaker.