Perugia, giugno 2020. “Se accorci contro questo ragazzo sei morto”. Musica e parole di Pablo Andujar, ex n.32 ATP, subito dopo aver vinto contro Luca Nardi 7-5 3-6 6-4. Il match è valido per un torneo organizzato da MEF Tennis Events, che in quelle settimane rilancia il tennis in Italia (dopo il lockdown per il covid-19) con i Campionati Assoluti e la manifestazione umbra. La sfida si disputa in tarda serata, il pubblico è poco ma (molto) appassionato. Chi osserva è senza parole. Nardi domina lo scambio, comanda, si butta a rete, accarezza la palla, accelera. Uno spettacolo.
Andujar vince, ma è esausto. Sudato come se avesse affrontato Nadal a Parigi. Fuori dal campo c’è Filippo Volandri, che si ferma a chiacchierare con Pablo. Lo spagnolo è a dir poco impressionato, parla di quel ragazzo che non ha ancora compiuto 17 anni (lo farà a inizio agosto) in toni entusiastici.
Roma, gennaio 2013, circolo New Penta 2000. Nel tabellone del Lemon Bowl under 10 salta subito agli occhi un ragazzino talentuoso (con qualche chiletto di troppo) che arriva da Pesaro. Il dritto è bello e incisivo, sbaglia poco, ha sempre il sorriso stampato sulle labbra. Vincerà il torneo e bisserà anche due anni dopo, nel tabellone under 12. “Chi è il mio idolo? Novak Djokovic”, risponde fermo e deciso a un giovane Luca Fiorino.
A livello giovanile è inarrestabile in Italia ma anche in Europa. È una promessa assoluta. Vince ‘Les Petit As’, una sorta di campionato del mondo under 14. Chiude il match e non esulta. Luchino è così. Non che non gli interessi, ma il tennis lo vive in questo modo. Senza eccessivi entusiasmi, divertendosi, con leggerezza. La classe 2003 nel mondo, per tutti, risponde a un tridente ben preciso: Alcaraz, Rune, Nardi. Per qualcuno Luca è addirittura il più forte.
Nel tempo il talento di Nardi ha chiesto il conto: diventare un tennista professionista. All’inizio di questo nuovo percorso ‘Luchino’ fa fatica a cambiare vita, a essere professionale al 100%, a dedicarsi totalmente agli allenamenti. Alcuni allenatori non riescono a entrare in sintonia con il pesarese, ci vuole più tempo del previso ad arrivare in alto. Questo, però, perché Sinner e Musetti hanno abituato malissimo gli appassionati. Non è normale esplodere a 18 anni. È l’eccezione (e Nardi di anni ne ha ancora 20).
Altalenante. Questo l’aggettivo più semplice da affibbiare a Luca Nardi tra 2020 e 2023. Alcune vittorie, ma anche tanti tornei consecutivi giocati male; oltre ad alcuni fastidiosi infortuni. Per provare a dare continuità al proprio tennis sceglie di tornare a casa, a Pesaro, al Tennis Club Baratoff (col maestro e amico Francesco Sani, che ha un ruolo importante in questa storia) e di ricevere il supporto tecnico e atletico della Federtennis. Negli ultimi mesi del 2023 qualcosa sembra cambiare: Nardi è più cinico, continuo, carico. Sembra avere quella voglia in più, quella grinta che tutti dicono mancare. Ma è solo un diverso atteggiamento, un’altra maniera di vivere il tennis.
E arriviamo al 2024, al nuovo connubio con l’ex davisman Giorgio Galimberti, a Indian Wells, alla vittoria sul suo idolo Novak Djokovic, all’ingresso in Top 100 ATP. Per qualcuno una grande sorpresa. In realtà, però, è stata sempre e solo questione di tempo. Per capire, conoscere il tennis e conoscere se stesso. Per far sì che il talento trovasse la giusta via. L’obiettivo era “diventare un tennista professionista”, come dichiarato nell’intervista al Lemon Bowl 2015. Mission Completed. Ora, però, ci si può divertire sempre di più.