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‘Non ha un colpo definitivo, non andrà da nessuna parte’. Flavio Cobolli si è sentito ripetere questa frase praticamente ogni giorno, dall’under 10 sino ad ora. Oggi, a 21 anni, è al numero 71 ATP. Alla faccia di tutti i critici, alcuni in buona fede, altri meno. Probabilmente in parte è vero: il romano non ha un fondamentale devastante stile dritto di Del Potro o rovescio di Djokovic, ma sa fare tutto. Bene. Sempre meglio. E quindi, da qualche parte è arrivato. Senza porsi limiti.
Flavio ha sempre avuto una qualità fuori dal comune: saper vincere le partite. Gli occhi sono quelli giusti. Di chi sa conquistare i punti importanti; di chi l’avversario, al momento giusto, sa mangiarselo. Cobolli, cresciuto al Tennis Club Parioli con Vittorio Magnelli e oggi allenato da papà Stefano (ex n.236 ATP) e Matteo Fago, migliora di settimana in settimana con una consapevolezza fuori dal comune. Perché la fiducia, nel tennis, va e viene, ma la consapevolezza della propria forza rimane. Il terzo turno agli Australian Open, partendo dalle qualificazioni, rappresenta un grande step, quello dell’ingresso ufficiale nel circuito internazionale. Ma la prima vera svolta, ad eccezione della scelta a 13 anni di dedicarsi al tennis lasciando il calcio, è giunta nell’aprile del 2023.
Siamo a Spalato, Croazia. Flavio ha 20 anni, arriva da alcuni risultati negativi accompagnati, soprattutto, da un pessimo atteggiamento in campo. La classifica recita n.204 al mondo. Secondo turno al challenger di Sanremo, primo a Barletta e sconfitta all’esordio nel torneo croato 6-1 3-6 6- 1 (un punteggio emblematico) contro Norbert Gombos. Flavio rimane lì, a Spalato, ad allenarsi fisicamente. Sta iniziando capire, grazie alle parole di Stefano e Matteo, che bisogna abbassare la testa e lavorare. In una parola: crescere.
Quella settimana è stata decisiva. Lì, in quei giorni, Flavio Cobolli ha capito, compreso l’importanza di tutto ciò che ruota intorno al tennis professionista. Lui, la testa da ‘pro’, l’ha sempre avuta. Durante il match. Ma è fuori dal campo che si ottiene il salto di qualità.
La risposta è il punto di forza di ‘Cobo’ ma è il servizio che, ormai cresciuto in maniera esponenziale, ha permesso al romano (nato a Firenze) di giocarsela alla pari nel circuito maggiore. Ai piedi, poi, ha dei veri e propri razzi. La capacità di recupero è impressionante. Cobolli sul campo da tennis, e su qualsiasi superficie (da verificare sui prati), sa fare tutto: gioco di volo, variazioni, palle corte, attacchi e difese. Probabilmente non avrà un colpo definitivo devastante, ma è così necessario? Nel tennis, dritto e rovescio rappresentano una parte del tutto. Una parte meno rilevante di quanto si possa credere.
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