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Il doping di Swiatek: la ricostruzione dettagliata e le differenze con il caso Sinner

Iga Swiatek
Iga Swiatek - Foto Matthieu Mirville/DPPI/IPA Sport 2

“Lunedì 12 agosto 2024, prima di partecipare al WTA 1000 di Cincinnati, la giocatrice Iga Swiatek è stata sottoposta a un test antidoping fuori competizione. Il Laboratorio ha rilevato la presenza nel campione A1452034 di trimetazidina (TMZ)”. La notizia del caso doping di Iga Swiatek scuote di nuovo il mondo del tennis, alle prese con quello che suona come un déjà vu. Dopo lo shock legato alla vicenda di Jannik Sinner, in modo altrettanto inaspettato è l’ex numero 1 del mondo WTA Swiatek a finire sotto i riflettori. A differenza dell’italiano, la polacca ha saltato alcuni tornei e si è vista infliggere dall’ITIA una squalifica di un mese. La sospensione è stata parzialmente scontata tra il 12 settembre e il 4 ottobre, con il periodo rimanente prolungato fino al 4 dicembre, di fatto non ci sarà un’assenza significativa dal circuito.

Le domande di fondo sono sempre le stesse: È colpevole? Ha provato a ottenere un vantaggio sportivo? Inevitabilmente, in Italia si torna a riflettere sul confronto tra questo caso e quello di Sinner, chiedendosi quali differenze sostanziali emergano tra le due storie.

LA SOSTANZA 

Partiamo dalla sostanza. Iga Swiatek è risultata positiva alla trimetazidina (TMZ), una sostanza che migliora l’efficienza cellulare, aiutando le cellule a sfruttare al meglio l’ossigeno disponibile e riducendo l’affaticamento. Nel caso di Jannik Sinner, invece, la positività al Clostebol era stata attribuita a una contaminazione da Trofodermin, usato dal suo massaggiatore Naldi per trattare una ferita.

Per Swiatek, la contaminazione è avvenuta tramite il LEK-AM, un farmaco a base di melatonina che la giocatrice assumeva per contrastare gli effetti del jet lag. C’è però una differenza cruciale: mentre il Trofodermin riporta chiaramente l’avvertimento “doping” sulla confezione, il LEK-AM non elenca il TMZ tra i propri ingredienti e non è considerato un farmaco dopante. Tanto che Swiatek lo ha assunto consapevolmente, seguendo il consiglio del suo medico, uno specialista in medicina sportiva pienamente consapevole della carriera da atleta professionista della tennista.

PERCHÉ HA SALTATO 3 TORNEI? 

La squalifica di Sinner fece scalpore perché ridotta a pochi giorni grazie a due ricorsi d’urgenza vinti. Swiatek, al contrario, ha dovuto rinunciare a tre tornei a causa delle sospensione provvisoria. (WTA 1000 Pechino, WTA 500 Seoul e WTA 1000 Wuhan). Il motivo? Semplicemente, a differenza dell’italiano, l’ex numero 1 del mondo non ha subito individuato la causa della positività.

Tutto ha avuto inizio lunedì 12 agosto 2024, quando, poco prima di partecipare al WTA 1000 di Cincinnati, Swiatek è stata sottoposta a un test antidoping fuori competizione. Il primo colpo di scena è arrivato giovedì 12 settembre, con una comunicazione formale di pre-accusa da parte dell’ITIA e l’immediata sospensione. Sabato 14 settembre, la tennista ha risposto, negando ogni intenzionalità e richiedendo l’analisi del campione B. Tuttavia, il 19 settembre, anche il campione B ha confermato la presenza di TMZ.

Domenica 22 settembre, Swiatek ha ribadito di non aver assunto la sostanza volontariamente, ma ammette di non essere ancora riuscita a identificare la fonte. Solo il 26 settembre, dopo che l’ITIA aveva rifiutato di revocare la sospensione, la giocatrice è riuscita a ricondurre la positività al LEK-AM, un integratore a base di melatonina.

La vicenda ha preso un’ulteriore piega il 30 settembre, quando l’ITIA ha richiesto l’invio immediato dei residui del prodotto. Nel frattempo, i tentativi di procurarsi un contenitore dello stesso lotto si sono rivelati infruttuosi, a causa della scadenza del prodotto e della mancata collaborazione del produttore.

La svolta è arrivata il 4 ottobre: un laboratorio indipendente ha analizzato sia le compresse del contenitore aperto sia quelle del contenitore sigillato, rilevando la presenza di TMZ. Questo ha portato alla sospensione della sanzione. 

LA DIFESA DI SWIATEK

L’ITIA ha approfondito la spiegazione fornita da Iga Swiatek, conducendo un’indagine dettagliata attraverso interviste, richieste di documentazione e ulteriori verifiche. 

Swiatek ha dichiarato che il suo medico, specialista in medicina sportiva, le aveva consigliato l’uso del LEK-AM per alleviare gli effetti del jet lag causati dai suoi frequenti spostamenti. Tuttavia, a sua insaputa, il prodotto era contaminato con trimetazidina (TMZ). Il LEK-AM, classificato come medicinale in Polonia e reperibile in farmacia, non riporta TMZ tra gli ingredienti, rendendo impossibile per Swiatek sospettarne la contaminazione.

A supporto della sua versione, la tennista ha fornito prove significative: i test antidoping effettuati 10 giorni prima e 15 giorni dopo il campione positivo del 12 agosto 2024 non hanno rilevato tracce di TMZ, così come i test sui capelli, che hanno escluso l’assunzione di una dose terapeutica tra il 2 e il 12 agosto. Questi elementi hanno contribuito a dimostrare che Swiatek non aveva fatto un uso intenzionale o sistematico della sostanza incriminata.

L’UNICO DUBBIO

Prima del controllo antidoping a Cincinnati, Swiatek ha dichiarato l’uso di 14 integratori e farmaci, ma non ha menzionato il LEK-AM. La giocatrice ha spiegato che si era dimenticata di includerlo nei moduli per due ragioni: il prodotto non compariva nella lista standard da cui copia abitualmente le informazioni, e al momento del controllo era estremamente stanca, avendo dormito solo poche ore tra l’assunzione del LEK-AM e la raccolta del campione.

L’ITIA, pur considerando questa omissione poco soddisfacente, ha accettato le spiegazioni della tennista dopo un’attenta valutazione del contesto e due interviste approfondite. Inoltre, l’indagine ha confermato che il produttore del LEK-AM realizza anche prodotti contenenti TMZ, una scoperta che ha rafforzato la plausibilità della versione fornita da Swiatek.

Infine, l’ITIA ha consultato esperti medici, che hanno ritenuto credibile il racconto della giocatrice. Concludendo che fosse più probabile una contaminazione accidentale piuttosto che un’assunzione intenzionale, l’organizzazione ha accettato la spiegazione come verosimile.

LA RESPONSABILITÀ

L’ITIA ha concluso che la contaminazione non dichiarata del LEK-AM fosse, con maggiore probabilità, la causa della positività di Iga Swiatek. L’ITIA ha stabilito che Swiatek non aveva palesemente ignorato un rischio significativo. Di conseguenza, è stato accettato che la violazione non fosse intenzionale.

Swiatek ha sostenuto di non avere alcuna colpa o, in alternativa, di avere una colpa non significativa, considerando le misure precauzionali adottate e la difficoltà di prevedere la contaminazione di un medicinale. Il LEK-AM, che non riporta il TMZ tra gli ingredienti, era stato utilizzato per anni senza alcun problema. Tuttavia, l’ITIA ha ritenuto che Swiatek avrebbe potuto ridurre ulteriormente i rischi scegliendo un prodotto di melatonina certificato per l’antidoping o testando il prodotto autonomamente. Questo aspetto è stato enfatizzato perché, sebbene la melatonina sia regolamentata come farmaco in Polonia, in altre giurisdizioni, come negli Stati Uniti, è classificata come integratore alimentare, con una maggiore suscettibilità alle contaminazioni.

L’ITIA ha inoltre riconosciuto che il TMZ non era indicato né sull’etichetta né nelle informazioni disponibili tramite una ricerca ragionevole. Alla luce di queste circostanze, e accettando la spiegazione della contaminazione, le è stato inflitto un mese di squalifica, che Swiatek ha accettato. 

IL RICORSO

La squalifica di un mese rappresenta la decisione finale dell’ITIA nel caso di Iga Swiatek. Tuttavia, come già visto nel caso di Sinner, questa decisione non è necessariamente definitiva. La WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) e, in questo caso, la POLADA (Agenzia Polacca Antidoping) hanno infatti il diritto di presentare un ricorso al CAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna, aprendo la possibilità a ulteriori sviluppi nella vicenda.

 

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