Rafael Nadal sarà da lunedì prossimo il nuovo numero 1 della classifica mondiale. Col forfait di Roger Federer dal torneo di Cincinnati, lo spagnolo tornerà così davanti a tutti dal lontano luglio 2014, quando dopo aver trionfato per la nona volta sui campi del Roland Garros, era stato scavalcato da Novak Djokovic, vincitore in un’epica finale contro Roger Federer a Wimbledon. Nadal completa così l’opera iniziata all’inizio del 2017, dalla finale dell’Australian Open, passando per i successi a Monte-Carlo, Barcelona e Madrid, fino ad arrivare alla storica “Decima” al Roland Garros, per una rimonta complessiva dal numero 9 della classifica Atp.
In verità, un’annata del genere, per il Nadal a cui tutti eravamo abituati, poteva considerarsi quasi scontata, soprattutto per i risultati ottenuti sulla sua amata terra rossa. Ma dal 2014 sono successe moltissime cose, e probabilmente pochissimi avrebbero scommesso sul ritorno al numero 1 del maiorchino dopo il biennio 2015-2016.
I due anni passati possono infatti considerarsi i peggiori in termini di risultati per “Rafa”, anni in cui sembrava aver perso tutto lo smalto dei tempi migliori a livello tecnico e fisico, ma anche la grande forza mentale che lo aveva sempre contraddistinto. Il 2015 era iniziato con una cocente sconfitta all’Australian Open, per tre set a zero, da parte di Tomas Berdych. Ma a far preoccupare erano state senz’altro le sconfitte sulla terra, con un Nadal tradito troppe volte dal proprio diritto, spesso corto ed innocuo nel campo avversario. Le sconfitte contro Andy Murray e Novak Djokovic, senza vincere alcun set, a Madrid e a Parigi, erano i primi pesanti segnali di un tennista, il 15 volte campione Slam, in enorme difficoltà, che andava via via smarrendo tutti i suoi più grandi punti di forza. Oltre al rivedibile livello tecnico infatti, anche la mente iniziava a giocare brutti scherzi al mancino iberico: nei momenti importanti il braccio cominciava a tremare, e il campione di Manacor cambiava improvvisamente volto, bloccato dalla tensione e quasi incapace di chiudere i match in proprio favore, autore di errori impensabili per uno cinico come lui: emblematici, in questo senso, i match contro Wawrinka a Roma e Parigi Bercy e la vittoria di Feliciano Lopez a Cincinnati, in cui Nadal non sembrava più in grado di reggere alla pressione del tie-break. A simboleggiare il momento più difficile della carriera dello spagnolo è arrivato poi il pianto allo Us Open, dopo la sconfitta per mano di un incredibile Fabio Fognini, primo tennista della storia capace di batterlo rimontando uno svantaggio di due set.
Con l’iniziare del 2016, la parabola discendente sembrava destinata a continuare, dopo un’altra caduta al quinto set, questa volta per mano del connazionale Fernando Verdasco, dopo essere stato avanti per due set a uno. Ma pian piano, dopo alcune buone prestazioni, l’ormai 31enne di Manacor era riuscito a tornare su buoni livelli. Quando però pareva potersi candidare per essere ancora protagonista sulla terra rossa, la sfortuna dell’infortunio al polso hanno impedito di competere a Nadal. Come se non bastasse, allo Us Open ha dovuto fare i conti contro un maestoso Pouille, in grado di far emergere una volta in più i problemi nei momenti clou dei match. L’unica gioia del biennio passato rimane il successo in doppio ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, insieme a Marc Lopez.
Ma nessuno avrebbe immaginato che dopo tali difficoltà, Nadal sarebbe tornato su livelli così alti, quali quelli del 2017. Ciò che più ha sorpreso, sin da subito, è stata la grande esplosività fisica, mostrata soprattutto nella grandiosa partita contro Grigor Dimitrov a Melbourne. Con la forma ritrovata, per Nadal è tornata anche tanta tranquillità, dunque anche il coraggio di giocare con grande profondità ed intensità, ma anche con grande fiducia nei momenti importanti dei match. Ha aiutato, probabilmente dal punto di vista mentale, l’ingresso nel team del suo fidato amico Carlos Moya. Nonostante le tre sconfitte per mano di Roger Federer, all’Australian Open, ad Indian Wells, e a Miami, Nadal ha infatti cannibalizzato i tornei su terra, ad eccezione di Roma: costante la crescita del mancino spagnolo, che è arrivato al Roland Garros al massimo della forma, lasciando solamente 35 giochi per strada in sette partite.
Clamorosa la risalita verticale dello spagnolo, che aveva perso le proprie certezze anche sulla terra rossa, ed invece in questo 2017 è ritornato su livelli impressionanti, sfruttando anche al meglio il calo di Novak Djokovic e Andy Murray.
Nadal, torna così sulla vetta della classifica mondiale a nove anni dalla prima volta. Curiosamente, la storia di Nadal è ancora legata al suo più grande rivale, Roger Federer, l’unico apparso in grado di poter fermare costantemente il 10 volte campione al Roland Garros. Il giovanissimo Shapovalov aveva provato a guastare la festa di “Rafa” la scorsa settimana, in quel di Montreal, a soli due successi dal vertice della classifica Atp. Ma il forfait di Federer dal Southern & Western Open ha sancito definitivamente la rinascita di Nadal: lo spagnolo è fermo a 141 settimane al vertice in carriera e proverà ora a resistere all’assalto, inevitabile, proprio di Federer, che dovrà però recuperare dai problemi alla schiena. Senza la rinuncia dell’elvetico, i due si starebbero giocando ancora la posizione numero 1. Non sarà però facile per Nadal incrementare le settimane al numero 1 della classifica: se Federer sarà pronto, sarà lui il favorito a Flushing Meadows, dopo aver dominato su questa superficie per tutto l’inizio di stagione. Ma anche nel caso in cui Federer dovesse sorpassarlo, è tutto da decidere in questo finale di stagione: Nadal ha pochissimi punti da difendere (quarti a Pechino e secondo turno a Shanghai), mentre Federer zero. Ma con Djokovic, Murray, Nishikori, Raonic e Wawrinka alle prese con diversi problemi fisici, il campione olimpico del 2008 avrà delle ghiotte occasioni. Qualora dovesse riuscire ad arrivare in forma nell’ultima parte di stagione, Nadal potrebbe provare a conquistare i tornei che mancano nel suo palmarès, i Masters 1000 di Shanghai e Parigi Bercy, ma soprattutto le Atp Finals di Londra. Ma comunque vada, Nadal è riuscito ancora una volta in ciò che ha dimostrato di saper fare meglio in carriera, rialzarsi dopo le difficoltà, per l’ennesima volta, proprio come dopo gli infortuni del 2009 e del 2012. Il tempo passa per tutti, e il gioco dell’iberico è ovviamente più vulnerabile rispetto al passato, ma la fame, a Rafael Nadal, non è mai mancata, ed essere il primo giocatore nella storia a tornare per ben quattro occasioni al numero 1 della classifica mondiale è un altro record pazzesco per uno dei tennisti più vincenti della storia: un uomo che con la sua voglia di vincere, la sua umiltà e una forza mentale, vista poche volte nella storia dello sport, è sicuramente diventato un esempio per tutti coloro che approcciano al mondo dello sport.