Il presidente della WADA, Witold Banka, ha parlato nuovamente di Jannik Sinner e del suo caso legato alla posivititĂ al doping. Intervistato dai polacchi di RZ, il numero uno dell’Agenzia Mondiale Antidoping è intervenuto proprio sul mancato ricorso nei confronti della polacca Iga Swiatek, attuale numero due del mondo nonchĂ© connazionale del presidente WADA, spiegando come non ci sia stato alcun trattamento differente o di favore rispetto al numero uno del mondo e azzurro.
Questi alcuni dei passaggi di un’intervista che risuona come molto importante nell’ambito del caso giudiziario che, a metĂ aprile, porterĂ l’altoatesino a dover comparire dinnanzi al TAS di Losanna per difendersi dal rischio di una squalifica di un anno così come chiesta dall’Agenzia Mondiale Antidoping, che si oppone all’assoluzione iniziale da parte dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency), che aveva riscontrato l’assoluta involontarietĂ di Sinner nell’assunzione del Clostebol dovuta a un massaggio da parte del fisioterapista che usava un farmaco contenente questa sostanza vietata: “Swiatek e Sinner? Si tratta di due casi completamente diversi, che non possono essere paragonati. Sia le sostanze che le circostanze sono diverse. Abbiamo preso entrambe le decisioni dopo aver chiesto il parere di un esperto esterno. La procedura da parte nostra è stata la stessa di qualsiasi altro caso disciplinare. Non posso entrare nei dettagli perchĂ© siamo parte in causa. Non mettiamo in dubbio che Sinner non abbia assunto deliberatamente sostanze dopanti, ma richiamiamo l’attenzione sulla responsabilitĂ dell’atleta per le azioni dei suoi collaboratori. Un atleta professionista è responsabile anche delle azioni del suo staff e questa è la quintessenza dell’antidoping. L’unica cosa che accomuna questi casi è il fatto che stiamo parlando di due dei migliori tennisti del mondo”.
LA VICENDA SWIATEK
Swiatek era invece risultata positiva alla trimetazidina e sulla sua vicenda la WADA si era giĂ pronunciata con un comunicato, spiegando di aver richiesto un parere a un consulente legale esterno “che ha ritenuto che la spiegazione della contaminazione dell’atleta fosse ben dimostrata”, e che in quel caso “la decisione dell’ITIA di sospenderla per un mese fosse conforme al Codice mondiale antidoping e che non ci fossero basi ragionevoli per appellarsi”. L’ipotesi della melatonina contaminata fu così ritenuta valida. E si tratta di una situazione assai diversa rispetto a quella di Sinner, visto che nel suo caso la WADA ha deciso di procedere in appello chiedendo fino a due anni di di squalifica.
ATTESA PER LA SENTENZA SINNER
L’intenzione della WADA, che ha fatto ricorso al TAS di Losanna, è quella di dimostrare non tanto l’uso intenzionale del cicatrizzante incriminato, ma di far sì che i giudici stabiliscano una responsabilitĂ almeno parziale di Sinner, che in tal caso sarebbe colpevole del comportamento negligente e non corretto del proprio staff, e dunque dell’ex preparatore Ferrara e in particolare dell’ex fisioterapista Naldi, poi allontanati dal giocatore pochi giorni dopo l’uscita della notizia. Il nuovo processo in Svizzera riesaminerĂ da capo tutte le prove presentate: questo vuol dire che Jannik dovrĂ nuovamente dimostrare di non essere stato negligente o gravemente negligente. In caso di condanna in quel di Losanna, per Sinner il rischio è quello di doversi fermare per un minimo di dodici mesi e per un massimo di ventiquattro mesi: ne sapremo di piĂą il 16 e 17 aprile.