(Anastasia Pavlyuchenkova – Foto Ray Giubilo)
di Michele Galoppini
Ha dato poco terminato le sue fatiche del torneo International di Linz quando ci raggiunge, ancora un po’ affaticata, nella sala stampa del Generali Ladies della cittadina austriaca. Il saluto in russo da parte di Giulio Gasparin rompe subito il ghiaccio e la mette a suo agio, mentre coccola un piccolo peluche recuperato in players’ lounge. È Anastasia Pavlyuchenkova, russa e 24enne, a concedersi ai microfoni di Spazio Tennis per quella che sarà una lunga e simpatica chiacchierata di tennis e non, che ripercorre una già lunga carriera che prese il volo quando era solo 15enne. Anastasia vinse infatti Australian Open e UsOpen, categoria junior, a 15 anni, sconfiggendo tante giocatrici meno giovani di lei e nelle due finali Caroline Wozniacki e Tamira Paszek, e lo stesso anno raggiunse anche la finale del Roland Garros. Presto lanciata nella WTA, a soli venti anni raggiunse l’attuale best ranking al numero 13 delle classifiche, in un’annata dove conquistò i per ora unici due quarti di finale tra le pro a livello slam. Forse per la giovane età e certamente anche per i motivi che ci spiegherà lei in quest’intervista, sono poi sopraggiunte tante difficoltà. Da quattro anni non arriva alla seconda settimana di uno slam e da tanto tempo nemmeno si è più riavvicinata ai livelli del 2011. Ma quest’anno, dopo una partenza davvero deficitaria, la russa ha ritrovato la forma migliore dalla stagione del cemento americano, ha vinto il torneo di Linz, nonostante vari problemi fisici, e poi raggiunto la finale della Kremlin Cup a Mosca, segnando sul cemento indoor a livello WTA una striscia di 19 match consecutivamente vinti. Forte dei suoi numeri, del suo tennis molto completo e degli 8 tornei WTA già conquistati, è ora pronta a riprendersi il gotha del tennis femminile già dalla prossima stagione.
Bel peluche! Dove l’hai trovato?
“Proprio ora, in players’ lounge. Credo sia il quinto pupazzetto, visto che ne ho già presi quattro in Cina. La mia valigia è già al suo limite, sarà da impazzire”.
Li collezioni?
“Uhm, no, a dir la verità no. Cioè, questo è carino e me l’hanno regalato, quindi di sicuro non lo butto via. Me lo terrò e lo darò a qualche bambino che conosco; però se sono molto carini me li tengo. Ma in generale non li colleziono”.
E ora hai vinto addirittura due trofei a Linz, come gli fai spazio in valigia?
“Eh, ci stavo proprio pensando, perché generalmente non ti danno due trofei per una vittoria, ma ce n’è uno anche per il 25esimo anniversario del torneo. Ma sai cosa? Alla fine è un problema che si vorrebbe avere più spesso e lo troverò il modo di farceli stare. Meglio andarsene con due trofei che senza trofei (sorriso)”.
Mal che vada te li possono spedire…
“No (risata)! Ricordo una cosa simpatica che mi era successa a Brisbane, nel 2010 o nel 2011. Ho vinto in doppio e poiché ero a Brisbane e in Australia c’erano altri tornei da giocare e quel trofeo era davvero pesante, mi han detto ‘ te lo spediamo’ ma poi, in sintesi, non l’hanno più fatto! Sapete, in Australia la dogana è qualcosa di complicato. Quindi ora ho imparato la lezione e me li porto via con me”.
Almeno te ne hanno data una copia più piccola rispetto a quello della cerimonia.
“Grazie al cielo (risata)! Sai cosa, non mi importa. Un trofeo è comunque un trofeo, non importa che aspetto o che dimensioni abbia. Io prendo tutto!”.
Giochi spesso indoor, anche perché provieni dalla Russia e ti è toccato farlo in passato. Cosa pensi del fatto che non ci siano più così tanti tornei indoor?
“È un peccato, davvero! Non abbiamo più tanti tornei in Europa. Quando io sono arrivata al circuito maggiore, nel 2006 o 2007, ce n’erano un sacco. Penso almeno un paio di più indoor, ma purtroppo ora sempre meno. Abbiamo molti più tornei asiatici da giocare, perché ovviamente là ci sono tanti soldi (sorriso ironico), ma alla fine dobbiamo giocare quello che c’è, non mi sto lamentando. Siamo fortunate ad avere in generale così tanti tornei a cui partecipare e dobbiamo fare in modo di ottenere da quelli europei il massimo che riusciamo”.
Dopo il match ho scambiato un paio di parole con Barbara Schett ed ha detto che molte persone facevano il tifo per te e che tu hai scherzato a riguardo, chiedendo se almeno riuscivano a pronunciare o scrivere il tuo nome correttamente. Ormai ci ridi sopra…
“Sì, per forza, non posso certo prendere questa cosa sul serio visto che non posso farci assolutamente niente, è il mio nome (risata). Beh, grazie papà! Credo (sorriso)… Ci sono abituata sai, ma in Russia non è un cognome così difficile come per gli altri europei. Penso che comunque ci stiano tutti facendo l’abitudine, anche i giudici di sedia lo pronunciano correttamente per fortuna. Una cosa simpatica successe a Cincinnati. Avevano una grossa bacheca per l’intrattenimento dei fan, ci scrisse il mio nome, il mio secondo nome ed il mio cognome e dissero “ditelo tre volte velocemente!”. Beh, buona fortuna!”.
Qui a Linz hai vinto il tuo 300esimo match ufficiale, lo sapevi?
“Non ne avevo proprio idea, ma quelli del torneo lo hanno scritto su twitter e l’ho visto. Ero tipo “aspetta un attimo, è forse uno scherzo o qualcosa di simile?” Allora l’ho cercato su google ed era vero. L’ho detto al mio coach e mi ha fatto le congratulazioni ed io gli ho perfino chiesto se era una cosa buona o meno (risata). Ovviamente mi ha detto che ero pazza, visto che è ovvio che è una cosa buona. Sai, Venus ha appena vinto la sua 700esima e le mie 300 sono niente in confronto, ma dopotutto lei è 10 anni più vecchia di me, ho ancora tanto tempo (sorriso). È un piccolo traguardo!”.
Ci hai detto che nonostante le 300 vittorie sei ancora giovane. In effetti sei arrivata nel tour molto giovane e se guardi agli anni che hai già passato nella WTA, come pensi siano stati per te?
“Potrebbe essere andata meglio, anzi molto meglio. Uno vuole sempre di meglio e di più. Ma devo vivere nel presente e provare ad ottenere dal presente il massimo che posso. Mi sento molto motivata al momento, più matura. Ho cambiato un po’ il mio modo di vedere il tennis. Lo prendo molto più seriamente e sto cercando di essere molto più paziente in generale. Prima ero troppo giovane e volevo tutto il prima possibile. Non pensavo a migliorare il mio gioco, pensavo di più ai risultati a breve termine, pensavo “voglio essere là, voglio questo ranking e voglio vincere questo”. Ora penso solo a concentrarmi sul mio gioco, ci sono ancora un sacco di cose che posso migliorare e credo sia una cosa positiva. È il mio obiettivo ora come ora, e se funzionerà penso che i risultati arriveranno di conseguenza. Sono comunque felice di cosa ho fatto, sono ancora una 24enne e posso avere ancora un carriera molto migliore”.
Pensi che quella pazienza di cui parli stia pagando anche per il tuo gioco? Guardavo oggi il tuo match e lo pensavo proprio. Hai un tennis molto vario, non maltratti semplicemente la pallina, hai le palle corte e le volée. Pensi che maggior pazienza porti a migliori risultati anche nei singoli punti?
“Sì, decisamente. Tanto è relativo alla pazienza. Come dicevo prima, ero 5-2 contro la Voegele e ad un certo punto non girava più. Quindi mi sono calmata, pensato al momento e tentato di finire il set. A volte può essere frustrante, quando ad esempio sei contro giocatrici che picchiano la pallina in risposta e non puoi farci niente perché non hanno niente da perdere. Anni fa, quando ero una junior, non colpivo mai la pallina forte e mio padre tentava di farmi colpire con aggressività, perché avevo una buona mano, le palle corte e cose simili ma non mi facevo mai aggressiva. Poi l’ho imparato da Patrick Mouratoglou penso, quando mi ha preso nella sua accademia ed ero 15enne. Lavorava nello specifico su questo aspetto del mio gioco e sull’essere aggressiva. Ora sto cercando di mixare le due cose, l’aggressività e la buona mano, credo (sorriso)”.
Penso stia funzionando abbastanza bene…
“E spero continui a farlo (sorriso)!”.
Cambiando completamente argomento, visto che siamo italiani, sappiamo che il tuo primo torneo l’hai vinto proprio in Italia. Com’è la relazione con il nostro paese?
“Intendi da junior o da pro?”.
Da pro, era a Casale Monferrato.
“Certo certo, per questo che adoro l’Italia (risata)! A dire la verità adoro l’Italia, le persone sono davvero amichevoli, Roma ospita uno dei miei tornei preferiti, la terra mi piace, la città, il cibo… solo cose positive conosco dell’Italia!”.
Ho letto che ti piace fare cose simpatiche, come cantare di fronte ad altre persone, mettere ragni finti nel letto di tua madre… qualche nuova storia simpatica?
“Onestamente, mi piace essere sempre sarcastica, è una delle mie principali qualità (risata). Il sarcasmo fa proprio per me, mi piace un sacco scherzare, anche col mio coach. Stavo giusto facendo un video simpatico in campo dopo il mio riscaldamento pre-match. Aveva il suo iPad sul quale ha quell’applicazione che usi per fare della musica e stavamo facendo del rap. Era davvero divertente, il testo era fuori controllo e quindi non ve lo posso dire, sorry (sorriso). Questo è il mio tipico pre-match”.
A Linz, nelle semifinali hai raggiunto la 13esima vittoria consecutiva indoor, il tuo best ranking è 13, il best ranking dell’avversaria del giorno, la Flipkens, è 13. Niente male come coincidenza no?
“A nessuno piace quel numero (risata)! Cerco di non essere superstiziosa, anche se a volte è difficile. Ogni settimana finisci a fare le cose allo stesso modo in cui lo facevi la settimana prima, quando le cose sono andate bene. Ma non è una questione di numeri, anche se ho il mio numero preferito, che è il 3!”.
3 è il tuo numero fortunato ed infatti Linz è stato il terzo torneo consecutivo indoor!
“È fantastico, ma proprio non mi voglio focalizzare sui numeri. Sono molto orgogliosa di aver conquistato un altro titolo, a Linz l’ottavo della carriera. Linz poi è davvero un posto accogliente e carino, il che è anche meglio”.
Dici che non sei superstiziosa, ma ho notato che usi sempre il tuo overgrip rosa sulla tua racchetta? Come mai questa scelta particolare, che pochissime fanno?
“È semplicemente uno dei miei colori preferiti e mi piace essere un po’ diversa dalle altre. Nessuno usa i grip rosa dopotutto. Wilson ha fatto davvero fatica a trovare gli overgrip rosa per me e dovevano sempre farli apposta per me perché era raro averli a disposizione. È stato molto carino da parte loro peraltro. Tutto è cominciato quando giocavo per la Babolat e loro me l’hanno fatto “su misura”, mettendo la mia faccia sulla confezione con il quale lo vendevano. C’era anche “Nastya” scritto in rosa sul borsone!”.
Molte giocatrici dicono di non guardare i tabelloni dei tornei, quando vengono pubblicati, scoprendo match dopo match chi devono affrontare. Vale anche per te?
“Oh no, io non ce la faccio a non guardarli, sono decisamente troppo curiosa. Non posso far finta che non esista il tabellone. Appena esce vado a vedere, non solo i miei match ma proprio il tabellone completo”.