Una finale a Wimbledon cambia la vita? “Solo a livello di selfie, per il resto direi di no. La risonanza che ha Wimbledon non ce l’ha nessun altro torneo del circuito, nemmeno il Roland Garros. Mi riconoscono di più, forse”. Parola di Jasmine Paolini che in un’intervista al Corriere della Sera si sofferma sul suo momento dopo la doppia finale slam e il best ranking al numero 5. “Sognare troppo, a volte, fa paura: sono stata vicina a vincere Wimbledon, ma non a sufficienza”, dice Paolini, che spiega che il momento più bello sull’erba londinese è stato “il match point contro la Vekic, in semifinale, partita complicatissima. Ho alzato gli occhi verso il mio team in tribuna, come faccio sempre, e lì accanto, cosa che accade di rado, ho visto seduta la mia famiglia. Ho pensato quanto fosse bello avere lì mamma, papà e mio fratello. La loro esultanza nel momento della vittoria è stato il momento in assoluto più carico di emozione di tutto il mio Wimbledon: la felicità condivisa è ancora più intensa”.
Ora ci sono le Olimpiadi e sognare non è più proibito: “Io ho vissuto Tokyo ma di Parigi si parla molto di più, e con più enfasi. Avverto un grande entusiasmo. Merito del tennis italiano, che sta vivendo il suo periodo d’oro”. Sull’idea del doppio misto ai Giochi con Sinner spiega: “Tre eventi (singolo, doppio, misto) concentrati in una settimana sono troppi. Fisicamente sarà un torneo molto duro e con Jannik non ne ho mai più parlato”. Infine, sui suoi obiettivi per Parigi: “Il tennis è un ambiente strano: arrivare in cima è difficile ma confermarsi lo è di più. Tutte sanno chi sei, tutte vogliono batterti, tutte ti affrontano con energie moltiplicate. Alla medaglia non voglio pensare troppo: è già difficile rimanere focalizzati sull’obiettivo, non desidero relazionarmi con altre pressioni e tensioni”, ha aggiunto nell’intervista al Corriere della Sera.