Paolo Lorenzi è il tennista italiano del momento. Recente semifinalista a Quito e quartofinalista a Buenos Aires, il senese ha iniziato il 2016 conquistando il challenger di Canberra e raggiungendo la finale a Bucaramanga. A 34 anni suonati “Paolino” è al numero 21 della Race e 52 del ranking ufficiale Atp, a dimostrazione che l’età è soltanto un numero e la professionalità un punto di partenza imprescindibile.
La parola “talento” nel tennis vien spesso associata a chi ha un bel gioco, pulito, classico ed elegante oppure a chi è riuscito a stare ai vertici del ranking per molto tempo o, ancora, al giovane che tenta di emergere. Ma esiste un altro tipo di talento, più umano, ma sempre difficile da trovare. Parliamo della predisposizione alla resilienza e all’abnegazione, due caratteristiche che Paolo Lorenzi incarna alla perfezione.
Paolo è un ragazzo di 34 anni, che si confronta tutti i giorni con tennisti emergenti e talenti affermati, portando in campo quella mentalità che gli ha permesso di ottenere un ranking stabile negli ultimi anni, sempre nei primi 100 e sempre più vicino alla cinquantesima posizione. Ogni volta che scende in campo, che vinca o che perda, fino all’ultimo punto, la sua intensità e il suo attaccamento alla partita sono gli stessi, mentre la concentrazione è visibile in ogni gesto. La chiave di tutto ciò è la serenità che il senese riesce ad avere, proprio perché in pace con il suo tennis, non senza limiti. Ma gli va dato atto di aver sfruttato al meglio un fisico sicuramente non da Nadal dei bei tempi, né un gioco da Federer. Ma lui è lì, nel tennis che conta e rappresenta uno scoglio per molti avversari, specialmente sulla terra rossa, la sua superficie preferita e sulla quale ha avuto le maggiori soddisfazioni.
Oggi, poco dopo aver raggiunto le 34 primavere, è al n.52 Atp, vicinissimo alla sua miglior classifica di numero 49, tutto merito dell’ennesima partenza sprint ad inizio anno, un chiaro segnale che la preparazione e la voglia di stare in campo sono di alto livello. I risultati di inizio anno, mai come nel 2016, gli hanno portato in bacheca scalpi decisamente importanti e punti utilissimi per proseguire una stagione d’alto profilo. C’è però un elemento in più rispetto agli anni scorsi e si tratta dell’inizio di stagione con una vittoria sul cemento australiano nel challenger di Camberra, dove ha battuto, nell’ordine, Napolitano, Nishioka, Donskoy, Granollers e Dodig in finale, con un netto 6-2 6-4, che ben fa capire l’andamento del match.
Ma i risultati non si sono fermati qui e, dopo lo sfortunato sorteggio agli Australian Open, con Dimitrov al primo turno, “Paolino”, come viene chiamato con affetto dagli appassionati, si è rituffato sulla tanto agognata terra, al Claro Open Bucaramanga, challenger colombiano, raggiungendo ancora una finale e superando tennisti ostici e abituati al “fango” come Horacio Zeballos, celeberrimo aguzzino di Nadal sul rosso cileno, due anni fa, nella finale del torneo di Vina del Mar. La finale persa con Gerald Melzer ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma resta un’ottima prestazione del senese, che ha continuato ad inanellare punti importanti anche nel successivo torneo ATP 250 di Quito, in Ecuador, senza troppo rimuginare sulle occasioni non sfruttate. In altura, infatti, Paolo ha raggiunto la semifinale, battendo un Tomic finto-disinteressato, che ha provato più volte a riprendere la partita, ma si è scontrato con la volontà del senese di portare a casa il risultato, resistendo ad un break nel terzo set e conquistando il break definitivo, prima di andare a servire per il match. I rimpianti di Quito però ci sono e portano il nome di Thomaz Bellucci, che nella semifinale è sembrato tutt’altro che impossibile da battere per Lorenzi, prima di un terzo set giocato con una marcia in più.
Altra sortita positiva, per gioco e punti, è stata la partecipazione all’Atp 250 Argentina Open di Buenos Aires, dove Lorenzi ha bissato la vittoria contro Pablo Andujar, ha superato Diego Schwartzman, prima di giocare un match più che onorevole contro Rafa Nadal, che ha chiuso il primo set solo al tie-break, dilagando, poi nel secondo.
Peccato ancora per il match perso al secondo turno dell’ATP 500 di Rio, dove Paolo ha ceduto troppo facilmente all’argentino Delbonis, ma la sua tournée sudamericana, insieme ai successi, gli ha riservato anche tanta stanchezza per le fatiche in campo.
Non solo i punti rassicurano gli appassionati e i tifosi del senese, ma è l’atteggiamento positivo e propositivo che fa ben sperare per il prosieguo della stagione, visto che siamo solo all’inizio e c’è ancora tanto “rosso” da giocare, dove Paolo può racimolare punti e posizioni importanti, per coprire una posizione nel ranking che renda giustizia ad un personaggio pulito e positivo come lui. Mai come quest’anno la consapevolezza nei propri mezzi è ad altissimo livello, tante le prove sul campo di cui ha fatto tesoro, non solo grazie alla sua capacità di resistenza allo stress, ma anche per quelle gambe che non cedono mai e quel gioco che si basa su colpi lunghi e sempre giusti dal punto di vista tattico, mettendo gli avversari in condizione di dover creare alternative per vincere. Un nuovo Lorenzi? Forse, ma sarebbe preferibile un Lorenzi 2.0, che osa di più, che cerca soluzioni più spesso a rete, senza stravolgere quel gioco da fondo che è la base del suo tennis concreto e faticoso. Durante le partite in Ecuador, infatti, il numero delle discese a rete è stato cospicuo, nonostante qualche errore di troppo e a volte banale, ma ciò che conta è l’attitudine che Paolo ha dimostrato nel voler inserire elementi più offensivi nel proprio gioco, con una maggiore spinta frontale sui colpi e una posizione in campo più avanzata. Chiave importante di questa crescita è anche, certamente, il lavoro svolto da coach Galoppini, che ogni anno riesce ad aggiungere qualcosa di importante e significativo nel tennis di Lorenzi.
Se i risultati e il ranking ancora non dovessero convincere del tutto, un grosso aiuto arriva dalla Race to London, il reale specchio delle proiezioni di classifica a fine anno, nella quale Paolino è, al momento, al n.21, ben oltre 50 posizioni più avanti rispetto al secondo italiano, Andreas Seppi, n.73. Ecco esattamente la proporzione dell’inizio di stagione del senese, un inizio stellare, che può solo dare altre soddisfazioni.
Reinventarsi tennista a 34 anni è possibile e non è solo caratteristica dei primissimi giocatori al mondo, ma anche di talenti un po’ meno in vista come Paolo Lorenzi, l’importante è continuare a divertirsi, come egli stesso ammette sempre.
Se questo non è un talento.