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Si può dire senza timore di essere smentiti: ci è andata di lusso. Neppure il più ottimista degli organizzatori avrebbe pensato di trovare due nomi così illustri a contendersi il titolo del Miami Open. Quella che sta per passare, infatti, verrà ricordata molto probabilmente come l’edizione dei grandi forfait (ben diciassette da inizio torneo tra walkover e ritiri). Una sfida tra Iga Swiatek e Naomi Osaka, a dire la verità, entusiasma a prescindere, quella tra le due tenniste che si scomodano solamente per prevalere nei grandi appuntamenti (entrambe non hanno mai vinto un WTA 250). Nell’agosto del 2019, la giapponese s’impose in due set agli ottavi di finale di Toronto in quello che è stato l’unico precedente tra le due. Di lì a pochi giorni sarebbe diventata la nuova numero uno del mondo, secondo tutti non per transitarci ma proprio per restarci a lungo. Si sbagliavano.
Il 2021, infatti, (nonostante il sigillo a Melbourne ad inizio anno) ha rappresentato l’ ‘annus horribilis’ di Osaka, quello in cui è venuta meno una corazza apparentemente inscalfibile rivelando al mondo tutta la propria fragilità ed umanità. Il tennis è passato decisamente in secondo piano per via della depressione, un avversario difficilissimo da debellare completamente. L’ennesima conferma è arrivata solamente venti giorni fa ad Indian Wells. Qui la giapponese ha lasciato il campo tra le lacrime contro la russa Kudermetova al secondo turno dopo un vile “fai schifo” gridato dalle tribune. Motivo per cui fa ancora più piacere ritrovare Osaka in una finale così prestigiosa, la sua prima proprio dagli Australian Open 2021.
Dall’altra parte della rete troverà un’avversaria che di debolezza interiore sembra proprio non conoscerne il significato. Il merito è soprattutto di Daria Abramowicz (la psicologa che è nel box di Swiatek ormai da tanto tempo) ma soprattutto di un gioco che sembra essere perfetto per mettere a nudo la fragilità del tennis moderno. Il livello espresso dalla polacca in questo inizio di stagione è davvero impressionante. Può diventare la prima tennista della storia a vincere i primi tre WTA 1000 dell’anno (ha trionfato sia a Doha sia ad Indian Wells) oltre che essere la quarta giocatrice di sempre a mettere a segno il Sunshine Double (le altre sono Graff nel 1994 e 1996, Clijsters nel 2005 ed Azarenka nel 2006). E’ giusto che sia Swiatek, visto il sorprendente ritiro dalle scene di Barty, a prendersi la vetta del ranking mondiale a partire dal prossimo lunedì.
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A Miami c’è promessa di spettacolo anche dal punto di vista strettamente tecnico. Naomi è l’esempio perfetto della giocatrice moderna, quella che vuole lei prendersi il punto e, se possibile, riuscirci anche in pochi colpi. Dall’altra parte c’è forse una delle tenniste atleticamente messe meglio dell’intero circuito. Iga ama la fatica di uno scambio. Il suo gioco, anomalo e vario allo stesso tempo, si adatta alla perfezione alla terra battuta. A giudicare dalle ultime settimane, però, è ‘discreto’ anche su questi campi veloci, che tra Doha, Indian Wells e Miami non sono mai stati eccessivamente rapidi. La speranza è soprattutto quella di assistere ad una finale combattuta. Ciò nel circuito femminile, soprattutto nei grandissimi appuntamenti, non sta accadendo spesso. Una cosa è certa: date le premesse qui in Florida, non poteva andarci meglio.
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