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“Questo è stato l’anno di Djokovic”, una dicitura ripetuta diverse volte nell’ultimo decennio ma, forse, mai come in questo 2021 decisamente appropriata. Il numero 1 della classifica mondiale, nonostante le 34 primavere compiute a maggio, ha confermato appieno di poter essere ancora il dominatore della classifica. Ciò è avvenuto sin dal “suo” torneo: gli Australian Open. Un infortunio agli addominali, che stava per costargli la sconfitta nel match di terzo turno con Taylor Fritz, non ha impedito alla leggenda di Belgrado imporsi. Djokovic ha infatti ottenuto il suo nono successo a Melbourne e lo ha fatto dominando in finale colui che lo ha seguito nel ranking durante tutto il corso della stagione: Daniil Medvedev. Il trionfo nel primo Major stagionale gli ha permesso di garantirsi l’ennesimo record di una carriera infinita, ossia superare Federer al numero di settimane in vetta al ranking (311 contro le 310 dello svizzero, sono 351 attualmente).
L’ottavo successo nelle ultime undici edizioni australiane è stato, tuttavia, solamente il preludio per il serbo ad un’annata proseguita in modo eccezionale. Dopo due risultati deludenti a Montecarlo (sconfitto in ottavi dal britannico Daniel Evans) e in casa a Belgrado (sconfitto nel penultimo atto da uno scatenato Aslan Karastev), anche sulla terra Novak ha ottenuto risultati incredibili. Ha infatti raggiunto la sua undicesima finale al Foro, in cui è stato battuto di un’incollatura dall’eterno rivale Rafael Nadal, ha conquistato il titolo nel secondo ATP 250 di Belgrado (in finale ha domato il sorprendente Alex Molcan) e soprattutto ha ottenuto il suo secondo sigillo al Roland Garros. Un trionfo inaspettato ed al contempo bellissimo, arrivato grazie a due vittorie superlative: ai danni del 13 volte campione Nadal in semifinale e dopo oltre 4 ore di battaglia; rimontando due set di svantaggio in finale ad uno Stefanos Tsitsipas a tratti ingiocabile. Questo secondo alloro parigino è stato inoltre storico, in quanto Djokovic è stato il primo dell’Era Open a vincere almeno due volte tutti i titoli dello Slam.
Infine la vittoria a Parigi è stato l’antipasto del raggiungimento a Nadal e Federer a quota 20 Slam, arrivato poche settimane dopo in quel di Wimbledon. Nello Slam londinese, ancor più degli altri due successi Major stagionali, Djokovic ha concesso le briciole: appena due set (il primo del torneo con Jack Draper e il primo della finale con Matteo Berrettini). Una superiorità talmente imbarazzante che sembrava impossibile vederlo sconfitto nelle sfide importanti. Il mitologico “Golden Slam (vittorie delle Olimpiadi, oltre che dei quattro Slam), ottenuto solo da Steffi Graf nel 1988 appariva quindi alla portata del cannibale di Belgrado. A Tokyo, tuttavia, la sua corsa si è interrotta in semifinale contro un Alexander Zverev praticamente perfetto da metà secondo set in poi. Inoltre il numero 1 del mondo non è riuscito ad ottenere nemmeno la medaglia di bronzo, in quanto nella “finalina” è stato superato dal sorprendente Pablo Carreno Busta.
Archiviata la possibilità del “Golden Slam”, Djokovic ha concentrato tutte le proprie forze ed energie sull’ultimo Slam stagionale: gli Us Open per ottenere appunto il Grande Slam, impresa riuscita solamente a Rod Laver nel 1969 (nell’Era Open). Il livello di tennis espresso nell’ultimo Major stagionale, tuttavia, non è paragonabile a quanto mostrato sino a quel momento. Nole ha perso tanti set per strada (4 prima della semifinale) e, pur non dando mai la sensazione realmente di essere in difficoltà fino alla semifinale, ha fatto capire il grosso peso di essere così vicino a un risultato mitologico. Nonostante questo però Djokovic ha ritrovato la propria miglior versione di sé stesso proprio contro quell’Alexander Zverev che poche settimane prima non gli aveva permesso di raggiungere la finale olimpica. La partita è stata una lotta pazzesca di oltre quattro ore, in cui però alla fine ha prevalso la maggior esperienza del numero 1 del mondo in match simili. La leggenda è stata quindi ad un passo.
Nole è arrivato ad un solo match dal replicare Rod Laver. Tra lui e questo impensabile obiettivo, si è messo però Daniil Medvedev. Il russo, ampiamente sconfitto nella finale australiana, ha sfruttato appieno tutte le ovvie di difficoltà di Novak nella finalissima e, grazie ad una prestazione eccelsa, non ha concesso neppure un set al dominatore della stagione. Una delusione cocente per il serbo, arrivato ad un passo dall’essere il più titolato a livello Slam ed il secondo a vincere i quattro tornei più importanti all’interno di un’unica stagione. Ciò però non cambia nulla nella valutazione del suo 2021, che lo ha visto inoltre trionfare a Bercy 8 in finale proprio su Medvedev), raggiungere quota 36 Masters 1000 in carriera e, soprattutto, concludere per il settimo anno al vertice della classifica mondiale (ulteriore record ai danni di Pete Sampras).
Queste sono le strepitose credenziali con cui Djokovic si appresta ad affrontare il 2022, in cui l’obiettivo principale per lui sarà il sorpasso Slam ai danni di Roger e Rafa. Ciò potrebbe avvenire già in Australia, dove il suo avversario più importante, oltre Medvedev, è l’obbligo vaccinale. Novak, tuttavia, risulta iscritto nell’entry list del primo Major stagionale e quindi la sua partecipazione non dovrebbe essere in dubbio. Dovesse essere confermata la sua presenza, con il suo magico bottino australiano, Djokovic non può che essere l’ovvio favorito della competizione. In generale durante tutto il corso dell’annata il venti volte campione, al netto di problemi fisici, Slam sarà ancora l’uomo da battere. Detto questo il serbo dovrà fare molta attenzione ai già citati Medvedev e Zverev, i quali negli ultimi grandi eventi del 2021 (Olimpiadi, Us Open e Finals) hanno dimostrato di avere le armi per poterlo superare. Per farlo anche in classifica però avranno bisogno di mantenere una continuità di rendimento eccezionale in tutta la stagione e fare affidamento sull’enorme bottino di punti che Nole dovrà difendere nei Major.
Djokovic, dal canto suo, ha tutta l’intenzione di avvalorare ulteriormente la sua leggenda e per farlo farà affidamento ancora sullo storico coach Marian Vajda e sull’ex numero 2 del mondo Goran Ivanisevic. La loro presenza è stata fondamentale per il ritorno al vertice di Nole e sicuramente sarà molto importante in quella che può essere la stagione dello storico sorpasso. Se ciò effettivamente potrà essere possibile già in Australia lo capiremo dall’ATP Cup: il primo impegno stagionale del numero 1 del mondo.
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