Appena tre anni fa Taylor Fritz, un ragazzino americano di appena 18 anni, vinceva 3 titoli Challenger consecutivi, balzava al numero 53 delle classifiche mondiali e si meritava i complimenti di Pete Sampras, non uno qualunque tanto per intenderci. Tante, forse troppe pressioni su di lui non vengono del tutto ripagate nelle due stagioni successive, fino ad arrivare al 2018 del ragazzone di Rancho Santa Fe che ha più di qualcosa di buono.
Fritz decide di giocare un paio Challenger per guadagnare punti, autostima e mettere partite nelle gambe: finale a Noumea sconfitto da Rubin, e vittoria a Newport Beach. Nel mezzo la sfortunata parentesi a Melbourne dove perde al secondo turno di qualificazioni da Bourgue. Fritz continua a giocar molto e mostra sprazzi di ottimo tennis già a Delray Beach, prima di disputare uno dei migliori tornei ad Indian Wells dove sconfigge Opelka, Rublev e Verdasco. Si arrende solo ad un grande Coric al quarto turno. La stagione sul rosso non è esaltante, fatta eccezione per il torneo di casa di Houston, dove il Next Gen americano arriva sino alle semifinali, eliminato in 3 set da Steve Johnson. Per il resto tante sconfitte premature su una superficie non esattamente adatta alle caratteristiche di Taylor, che però può e deve migliorare tanto, ad incominciare dal servizio. Sul veloce una botta a 220 km/h può bastare, sul rosso molte volte meglio un kick. Sui prati verdi non migliorano le prestazioni dell’americano, che però al secondo turno dello Slam londinese si trova 2 set a 1 avanti con Zverev prima di cedere di schianto negli ultimi 2 parziali.
Tornato sul cemento, Fritz torna a giocar bene a dimostrazione di quanto si senta a suo agio su questa superficie. A Flushing Meadows si inchina solo al terzo turno a Dominic Thiem al termine di una lunga battaglia. Segue un ottimo torneo di Chengdu, dove è il nostro Fognini ad eliminarlo in semifinale. Non sfigura a Shanghai e soprattutto a Basilea, sconfitto dal finalista Copil.
COME ARRIVA ALLE NEXT GEN FINALS DI MILANO?
Più che sufficiente la stagione di Fritz. Se non altro ha dimostrato di voler migliorare, a poco a poco magari, ma senza perder la testa alle prime difficoltà che il circuito maggiore presenta. Taylor c’è, di testa e di gambe e su di una superficie rapida come quella di Milano è un pericolo per tutti. Dotato di ottimi fondamentali, per altro con preparazioni ridotte, può sentirsi a suo agio sul cemento milanese. Se l’anno scorso una stagione poco fortunata gli aveva impedito di partecipare alla prima edizione delle ATP Next Gen Finals, quest’anno è qui, pronto ad affrontare i set a 4, i no-let, i killer point, i 7 avversari e tutte le pressioni di un paese intero, che sogna il nuovo Pete Sampras.