Le Next Gen ATP Finals 2018 sono andate in archivio con la finale giocata da Alex De Minaur e Stefanos Tsitsipas. Il torneo riservato ai migliori sette Under 21 del circuito (e ad una wild card italiana) fortemente voluto dall’ATP World Tour Executive Chairman and President, Chris Kermode ha permesso per il secondo anno di sperimentare un nuovo format volto ad accorciare i match e ad aumentare lo spettacolo. In parte l’obiettivo si può ritenere raggiunto anche se molti sono i compromessi da raggiungere. Tra giocatori, coach, dirigenti, televisioni e sponsor saranno molti i pareri da raccogliere per compiere scelte delicate in futuro, cambiare le regole non sarà così facile e sarà anche fondamentale capire quale aspetto del tennis si vuole privilegiare. Dopo una settimana di gioco tra le qualificazioni di Basiglio e il torneo di Rho Fiera andiamo ad analizzare regola per regola.
SET A 4 GAME – E’ semplicemente diverso. Giocare con questo format rende il tennis quasi un’altro sport e obbliga i giocatori a confrontarsi con dinamiche diverse da quelle a cui sono abituati. Su tutti spicca l’importanza dell’inizio, perché in una frazione c’è davvero poco margine di rimonta e un solo break può permettere di chiudere il set in meno di venti minuti. Questo riduce il divario tra i giocatori in campo e appiattisce il livello perché emergere in un set al quattro è più difficile che farlo in uno al sei per il favorito. Il sistema di punteggio delle Next Gen Finals rende il gioco talmente diverso che secondo quanto detto da Max Sartori servirebbero addirittura metodi di allenamento diverso per affrontare questo tipo di tennis. Il format rende tutto immediato per il pubblico e questo nella maggior parte dei casi può rendere divertenti partite che difficilmente lo sarebbero. Sono molti di più i punti decisivi e si evitano le fasi di “noia” che solitamente attraversano i game centrali di un set. Se per il pubblico i set accorciati sono una pacchia allora quali sono le controindicazioni dei set corti? Qui entra in gioco un’opinione personale, ovvero che siano ingiusti nei confronti dei giocatori. Come anticipato il livello si appiattisce troppo rendendo più casuale un gioco dove la capacità di gestire il match e determinate situazioni è sempre stata un fattore per emergere ad alti livelli. Troppo alto sarebbe il numero di tie-break che si andrebbe a giocare, in questa settimana si è visto quanto facile è arrivare al 3-3. Infine cosa più importante, tutti noi saremmo privati della visioni di grandi battaglie sul campo. Perché per quanto possa esser interessante non aver tempi morti, un match che termina 4-3 al quinto set a fine serata non lascia molto dentro in termini di ricordi ed emozioni.
NO AD – Anche il punto secco ha diviso le opinioni dei giocatori nel corso della settimana Meneghina. Questa regola velocizza i game e nel corso di un match permette ai protagonisti di spendere meno energie ed arrivare in fondo al match più freschi. Allo stesso tempo però questa regola contribuisce a rendere il tennis più casuale e personalmente trovo insensato per come è stato inteso questo sport fino adesso vedere un giocatore rimontare da sotto 0-40 perdere poi il game al deciding point. Inoltre non sarà un parere unanime ma i game “infiniti” nei quali vengono annullate svariate palle break hanno il loro fascino e danno l’idea di quanto un’atleta possa spingersi oltre i propri limiti pur di restare aggrappato ad una partita.
NO-LET – Premetto che non apprezzo il paragone con il volley per il semplice fatto che a differenza di quanto accade nel tennis lì ci sono tre giocatori in prima linea ad attendere la battuta, il che rende più facile la risposta quando il nastro smorza la sfera. Detto questo però il no-let è una delle regole che si potrebbe introdurre senza problemi nell’immediato futuro e che non darebbe fastidio a nessuno una volta accettata universalmente. Sono stati rari durante il torneo gli ace diretti con l’ausilio del nastro ed in generale il gioco è stato poco influenzato da questa regola. A livello ITF Junior il no-let viene già applicato e in passato anche il circuito ATP Challenger aveva provato ad applicare questa norma.
SHOT CLOCK – Già utilizzato sul cemento nord americano a livello di circuito maggiore è la direttiva che ha destato meno scalpore insieme all’assenza dei giudici di linea. L’unica dubbio sollevato dai protagonisti è l’utilizzo in partenza del cronometro (azionato dall’arbitro ndr) che non segue sempre gli stessi criteri e ha portato diversi giocatori a ricevere warning evitabili. Dal punto di vista dei tempi sono promossi anche i quattro minuti di riscaldamento.
COACHING – Interessante per il pubblico a casa, meno per i giocatori questo è quanto emerso durante la rassegna. C’è chi come Tsitsipas durante lo svolgimento dei match preferisce restare solo per poi confrontarsi con il coach solo a mente fredda o chi come Rublev ritiene poco reale il coaching per le dinamiche con il quale si svolge. Ricordiamo infatti che durante le Next Gen Finals le conversazioni giocatori-coach posso avvenire solo in inglese e questo crea difficoltà e limita le possibilità di confronto a team che conversano in altre lingue. Inoltre da un confronto con diversi coach è emerso che il coaching a livello ATP potrebbe creare situazioni spiacevoli davanti alle telecamere specialmente se gli animi si dovessero scaldare durante gli incontri. In questo senso già a livello WTA abbiamo assistito di recente alla discussione tra Garbine Muguruza e Sam Sumyk con quest’ultimo che manda a quel paese la giocatrice al termine di un diverbio accesso.
PUBBLICO – Semplicemente un successo. Nessuna coda per entrare sugli spalti durante il match e nessuna limitazione di movimento durante gli incontri. Queste cose potevano far storcere il naso alla vigilia, ma per il secondo anno di fila nessuno dei giocatori ha avuto difficoltà sotto questo aspetto e anzi molti di loro l’hanno trovata corretta nei confronti degli spettatori. Da sottolineare inoltre la correttezza della platea accorsa ai padiglioni di Rho Fiera che durante i momenti di gara ha tenuto un comportamento consono e in linea di massima abituata alle regole degli altri tornei ha limitato il movimento durante i momenti di azione.
ASCIUGAMANO – In conclusione prendiamo in esame la regola che introdotta in sordina per l’edizione 2018 del torneo ha poi creato il maggior numero di difficoltà ai giocatori in campo. Specialmente nelle prime giornate sono emersi i problemi, di frequente i tennisti hanno raggiunto la panchina per poi tornare in dietro a prendere il panno (Rublev una volta lo ha addirittura dimenticato dalla parte opposta del campo). Le lamentele dei protagonisti potrebbero sembrare insensate, ma per loro ormai è consuetudine ricevere l’asciugamano da parte dei raccattapalle ed è una cosa che permette di rimanere focalizzati solamente sul match. Già il pensiero di doverlo recuperare in autonomia rappresenta una distrazione che va poi in conflitto con la regola dei 25”. Ad ogni modo per il torneo lombardo può anche passare questa norma dato che le condizioni climatiche non sono impegnative, ma in tornei come Indian Wells o Miami sarebbe proibitivo per i giocatori dover pensare al recupero dell’asciugamano al termine di ogni scambio.
Concluse le considerazioni sul regolamento ciò che rende le Next Gen Finals una mossa azzeccata da parte dell’ATP, è il palcoscenico messo a disposizione dei migliori talenti Under 21 che per una settimana sono sotto le luci dei riflettori del circuito mondiale senza doversela vedere con l’impatto mediatico dei soliti noti. Il grande pubblico è “costretto” a schierarsi dalla parte di giocatori che solitamente tenderebbe a snobbare nell’arco di un Masters 1000 o di uno slam. Dopo l’edizione dell’anno scorso spesso ho sentito parlare di Chung con l’appellativo di “quello che ha vinto le Next Gen Finals” e il seguito individuale che i protagonisti della rassegna hanno ricevuto nella stagione dopo aver giocato il torneo aumenta sensibilmente. Un esempio chiaro potrebbe essere la partecipazione di Hubert Hurkacz che sconosciuto a molti ha conquistato il consenso del pubblico sugli spalti durante la manifestazione. Con le Next Gen Finals l’ATP ha mosso un passo giusto per limitare i danni del post Fab Four.