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“Se posso giocare ancora meglio di così? Spero di sì”. Così Rafael Nadal, pochi secondi dopo la mattanza di Stefanos Tsitsipas sulla Rod Laver Arena, risponde all’intervista a caldo di McEnroe riassumendo in poche parole tutto il suo essere. Ci ha capito davvero poco il ventenne di Atene nell’infernale serata di Melbourne, con i termometri che hanno toccato i 40° intorno a mezzogiorno. Frustrante, come testimonia quella pallata in tribuna all’inizio del terzo set, preludio di un pesantissimo 6-0 dopo aver racimolato solo sei game nelle precedenti due frazioni. Impotente, nonostante un secondo set giocato con personalità e con diverse magie a rete quando l’unico modo per fare il punto era estrarre il coniglio dal cilindro sui passanti sempre velenosi del Diavolo dall’altro lato della rete. Furioso e deluso da stesso, come dimostrato dall’uscita frettolosa dal campo dopo il match point: giusto il tempo di raccogliere qualche applauso dal pubblico australiano, comunque troppo pochi proporzionati all’entità del suo cammino in queste due settimane.
Rafa si è fatto attendere, ha inanellato forfait e ritiri dopo gli Us Open e sorge quasi il dubbio che quello di Brisbane di qualche settimana fosse solamente precauzionale visto il livello espresso a Melbourne, ma ne è valsa la pena. Vedere Nadal crescere turno dopo turno in appuntamenti del genere non è affatto una novità, ma è sconvolgente la facilità con cui sembra colpire la palla e spolverare le righe di qualsiasi zona del campo. In più di qualche occasione Tsitsipas ha perso il punto perché non aveva preparato il colpo, sicuro di aver chiuso il quindici dopo una delle sue sbracciate ma sottovalutando il muro dall’altro lato. Ne avrà gli incubi anche la piccola Elisavet, sorellina del greco e inquadrata con la testa tra le mani durante il terzo set: nelle favole che Stefanos le avrà raccontato non aveva mai incontrato un personaggio così “cattivo” da polverizzare ogni sicurezza del suo talentuoso fratellone.
Certo, Tsitsipas è in ‘ottima’ compagnia per quanto riguarda la Next Gen: stessa sorte è toccata anche ai colleghi De Minaur e Tiafoe, investiti dalla superiorità del maiorchino nel corso del torneo. “Non hanno bisogno di consigli da parte mia, sono forti e affrontarli è sempre una bella sfida“, ha detto Nadal a bordo campo ridimensionando una superiorità evidente in ogni aspetto del gioco rispetto agli atleti più giovani. Vicini ma così distanti: Tsitsipas non poteva aspettarsi una lezione così severa e avrà modo di riflettere su quanto lavoro ci sia da fare per compiere il prossimo step e implementare il proprio bagaglio, soprattutto contro un avversario come Rafa che non gli ha concesso alcun set nelle tre sfide giocate.
E a proposito di set lasciati per strada, a pochi mesi di distanza dalle 33 candeline lo spagnolo arriva all’ultimo atto degli Australian Open per la prima volta in carriera con un percorso netto, risparmiando energie e con due giorni di riposo in vista della finalissima di domenica. Dieci anni fa Rafa sollevò al cielo il suo primo e unico titolo down under, poi una serie di sfortunati eventi gli ha sempre impedito di ripetersi e chiudere il cerchio con il Double Career Slam collezionando anche tre sconfitte in finale. “Se posso giocare meglio di così? Spero di sì”: Pouille o (molto probabilmente) Djokovic sono avvisati.