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Indubbiamente gli ultimi mesi del 2023 non si sono rivelati positivi per Lorenzo Musetti. La gioia per la conquista della Coppa Davis con la maglia dell’Italia non può bastare da sola a nascondere sotto al tappeto il buio pesto vissuto dal tennis del carrarino tra la fine di settembre e quella di novembre. Quella che doveva essere la stagione in cui certificare lo status di top venti e (per i più ottimisti) in cui dare l’assalto alla top ten, infatti, ha assunto repentinamente le sembianze di una navigazione tempestosa per rimanere all’interno dei migliori trenta.
Alla fine l’allievo di Simone Tartarini ha archiviato il suo anno al n° 27 ATP, dodici posizioni più indietro rispetto al best ranking di n° 15 raggiunto nello scorso mese di giugno. Le parentesi stagionali sulla terra battuta europea e sull’erba, infatti, sono state foriere di buone soddisfazioni per Musetti. Quarti di finale a Montecarlo, semifinale a Barcellona, ottavi di finale a Roma e al Roland Garros, quarti di finale al Queen’s, terzo turno a Wimbledon, risultati che lo hanno proiettato in una dimensione di continuità fino a quel momento sconosciuta, almeno ad alti livelli.
Il ‘sequel’, tuttavia, è stato un climax ascendente di delusioni, iniziato con l’abdicazione del primo titolo in carriera vinto sul rosso di Amburgo un anno prima e culminato con le cinque sconfitte di fila che hanno fatto calare il sipario su una stagione, alla fine, caratterizzata da più ombre che luci. Nel mezzo di questo turbinio negativo anche la brutta sconfitta rimediata in cinque set al primo turno degli US Open contro il top duecento transalpino Titouan Droguet. Da cerchiare in rosso, inoltre, pure il tonfo nella fase a gironi della Coppa Davis a Bologna contro Gabriel Diallo, anche se (soprattutto sul veloce indoor) il ventiduenne canadese è un osso molto duro per tutti.
Non è un caso che i guai siano cominciati con la comparsa del cemento, dove Musetti è caduto vittima di vecchi vizi e antiche paure. Arrendevole, poco esplosivo con il servizio, poco aggressivo con il dritto, le recenti prestazioni sul duro del carrarino hanno ribadito che il mosaico è lontano dall’essere completato e che la strada per poter sedere alla tavola dei migliori al mondo è ancora lunga e costellata dalle difficoltà. Adesso, però, occorre necessariamente rimboccarsi le maniche in vista dei prossimi imminenti esami. ‘Serenità’ e ‘maturità’, infatti, sono le parole chiave che dovranno accompagnarlo per tutta la stagione 2024, sul rettangolo di gioco così come nella vita privata.
Nel suo angolo, per fare compagnia allo storico coach Tartarini, il giovane azzurro ha scelto l’ausilio di Corrado Barazzutti, vincitore della prima Coppa Davis della storia dell’Italia nel 1976, ex capitano di entrambe le Nazionali azzurre ed ex allenatore di Fabio Fognini e Francesca Schiavone. Quest’ultimo, grazie al suo profondo sapere tennistico, incarna alla perfezione quella figura d’esperienza necessaria per poter compiere il famoso salto di qualità e potrà rappresentare un tassello importante nel ritorno di Musetti nelle zone di vertice della classifica. Quello, infatti, è l’obiettivo dichiarato di Lorenzo e del suo staff: fare rientro il prima possibile nei primi venti per poi pianificare un nuovo attacco verso i piani (ancora) più alti del ranking.
Per farlo servirà diventare un giocatore più propositivo, abbinando alla tecnica sopraffina di cui è dotato quella voglia di aggredire pallina e avversario indispensabile soprattutto in condizioni di gioco più rapide. In primavera, pronta per dargli una spinta ulteriore nel suo percorso di crescita, arriverà anche la nascita del suo primogenito, la sua ‘partita più bella ma, allo stesso tempo, più difficile’. In attesa del lieto evento, intanto, la sua testa è già proiettata ad inizio gennaio al torneo di Hong Kong, primo vero banco di prova per un 2024 da ‘Illusionista’.
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