Le aspettative nei confronti di Lorenzo Musetti da parte di appassionati, addetti ai lavori e probabilmente del giocatore stesso per questo 2023 erano senza dubbio alte dopo una seconda metà di 2022 che aveva portato il giovane azzurro a conquistare due titoli ATP e l’ingresso in top-20 per la prima volta in carriera. Invece succede che le cose in questi primi mesi dell’anno non vanno come sarebbero dovute andare per Lorenzo che, escludendo la parentesi United Cup – dove ha vinto un paio di partite contro giocatori di un livello non da circuito ATP – ha fin qui ottenuto un solo successo in tornei del circuito maggiore a fronte di cinque sconfitte.
A Indian Wells è arrivato un altro stop all’esordio, battuto in due set da una vecchia volpe come Adrian Mannarino. Non è stata in generale una pessima prestazione da parte di Musetti, che di fatto è mancato nei momenti importanti dei due parziali di gioco. D’altronde è questo che accade quando scarseggia la fiducia e si vivono periodi di down. Sicuramente anche lo stesso tennista toscano mai si sarebbe immaginato un paio di mesi fa di ritrovarsi in una situazione di questo tipo. Si sentiva in crescita, pronto ad un ulteriore salto di qualità e di classifica. Ma questo è il tennis e questa è la vita sul circuito. Nell’arco anche di una singola stagione accade a tutti di avere fasi di questo tipo. A maggior ragione in quello che potrebbe anche – semplicemente – essere un anno di assestamento per un ragazzo che ha appena compiuto 21 anni e che è stato protagonista di un salto di qualità la passata stagione.
In casi come questi si sprecano le critiche e i “consigli” da parte un po’ di tutti, non solo su cosa si dovrebbe fare in futuro, ma ovviamente anche su cosa si sarebbe dovuto fare di diverso nel passato e chi più ne ha chi più ne metta. Succedeva la stessa cosa meno di dodici mesi fa, quando Lorenzo con i punti in scadenza del RG 2021 rischiava addirittura di uscire dalla top-100. In quest’occasione in tanti si sono affrettati a giudicare sbagliata la scelta di andare in Sudamerica per i tornei sul rosso di febbraio, così come d’altronde ci sono state occhiate storte in merito alla scelta di Berrettini di non giocare alcun torneo nelle settimane dopo gli Australian Open. Quando le cose non vanno per il verso giusto si fa in fretta a giudicare giusta o sbagliata questa o l’altra scelta.
La verità a volte è molto più semplice, ovvero che momenti come questi fanno semplicemente parte del percorso di crescita di un giovane tennista. L’esperienza nei tornei sudamericani è stata un qualcosa di nuovo per Lorenzo, che abituato alla terra rossa europea si è trovato a sperimentare condizioni di gioco e ambientali totalmente differenti a quelle a cui era abituato. Un po’ di difficoltà nell’adattarsi, un paio di partite giocate male ed ecco che subentra il nervosismo e la tensione. Quella stessa fiducia che ti fa sembrare imbattibile in certi periodi inizia a venire meno e ti rende estremamente vulnerabile in altri. Ma quando si lavora bene, e l’azzurro e il suo staff capeggiato da coach Tartarini lo fanno, l’inversione di tendenza è sempre dietro l’angolo. Potrebbe bastare un match vinto in lotta a Miami, o magari il ritorno sul rosso al di qua dell’oceano che conosce bene e che tante soddisfazioni gli ha già dato finora. Lo scopriremo nei prossimi mesi, ma una cosa è certa: siamo ben lontani dall’aver già vissuto la migliore versione di Lorenzo Musetti.