![Novak Djokovic e Andy Murray](https://www.sportface.it/wp-content/uploads/2025/01/Djokovic-e-Murray-Australian-Open-2025-1024x628.jpg)
Novak Djokovic e Andy Murray - Foto Rachel Bach/Shutterstock
Dopo aver appeso la racchetta al chiodo al termine delle Olimpiadi di Parigi, Andy Murray si è subito cimentato nella carriera di allenatore, affiancandosi a Novak Djokovic. I due hanno avuto anche una lunghissima rivalità sportiva, con ben trentasei testa a testa che per venticinque volte hanno visto vincere il serbo. Inoltre, sono sette gli scontri diretti giocati in una finale Slam, con cinque vittorie a favore di Nole. Insomma, chi meglio di Murray conosce Djokovic e, soprattutto, sa cosa vuol dire giocare contro il campione serbo? Ed è proprio questa la chiave usata dallo scozzese nel suo ruolo di coach di Djokovic, già seguito ai recenti Australian Open. A spiegarlo è proprio Andy, ospite del podcast Sporting Misadventures condotto dal sei volte oro olimpico Chris Hoy e dal giornalista Matt Majendie.
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Murray e il segreto per allenare Djokovic: le parole dello scozzese
“Non è tanto ‘cosa hai sbagliato’, ma ‘cosa hai fatto bene’, ‘quando giocavo contro di te, facevi questo e per questo motivo era difficile affrontarti'”. Questo il modo in cui Murray si rivolge a Djokovic. Un approccio in un certo senso innovativo, in controtendenza rispetto al coaching “tradizionale”, basato sullo studio dell’avversario. D’altronde, “credo di avere una prospettiva unica del gioco di Novak, anche per compensare alcune mancanze che ho da coach inesperto. Questo perché ho giocato contro di lui nelle partite più importanti e nei tornei più prestigiosi per oltre dieci anni – ha ricordato lo scozzese –. Ho studiato molto il suo gioco ma so anche cosa vuol dire giocare contro di lui”.
“Ho cercato più che altro di enfatizzare le cose positive, spiegando cosa percepisce il giocatore dall’altra parte della rete – ha proseguito ancora Murray –. Da giocatore, non conosci la velocità dei tuoi colpi e l’impatto che hanno sull’avversario, cosa sta provando. Se mi avessero detto cosa provavano Djokovic, Federer e Nadal quando giocavano contro di me, sarebbe stato di grande aiuto per me”.
“Mi sarebbe piaciuto allenare Federer”
Poi, la grande domanda, ovvero chi gli sarebbe piaciuto allenare tra i Big Three se tutti e tre gli avessero chiesto in contemporanea di farlo. Dopo aver spiegato quanto tutti e tre erano forti, il nome scelto da Murray è quello di Federer: “Credo che sarebbe stato divertente, perché sembra che gli esca tutto in modo naturale. Non mi piace dirlo perché lavora duramente, ma gli riuscivano tutti i colpi. Gli potevi chiedere qualsiasi cosa e lui sarebbe stato capace di farlo. Non tutti sono in grado di farlo, ma questi tre ci riescono perché sono troppo forti. È la cosa che mi ha impressionato di Nole – conclude –. In alcune partite gli ho indicato la strategia che pensavo potesse funzionare e come farlo, ed è in grado di seguire in pieno il piano perché riesce a fare tutto”.