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“La fine mi sembrava sempre più lontana, non mi sono mai sentito davvero ad un passo dall’alzare il trofeo. È questa sensazione che mi ha permesso di vincere”, firmato Mattia Bellucci. A Saint-Tropez, il tennista di Castellanza ha compiuto sette meraviglie, una più decisiva dell’altra. Sette match che gli hanno permesso, dal primo turno delle qualificazioni, di arrivare in finale e vincere il primo torneo Challenger della carriera con un netto 6-3 6-3 contro Matteo Arnaldi.
Con questo risultato, Bellucci si è anche aggiudicato la possibilità di giocare le qualificazioni dei prossimi Australian Open, suo primo Slam in carriera. “Il torneo mi ha provato molto fisicamente, d’altronde ho giocato un numero di partite elevato – racconta Mattia –. Sicuramente la semifinale e la finale sono state le partite più difficili: gestire l’aspetto emotivo in questi casi non è semplice”. Prima vittorie importanti, dove, fra gli altri, si sono arresi anche tennisti come Hugo Grenier e Salvatore Caruso. Poi l’atto decisivo, un banco di prova anche per gli aspetti tennistici su cui Bellucci sta lavorando: “Giocare con Arnaldi non è semplice, lui non ti dà mai la sensazione di trovarsi in difficoltà. È stato difficile anche perché risponde molto bene e noi stiamo lavorando tanto sull’uscita dal servizio. Il momento della vittoria è stato bellissimo, fatico davvero a descrivere le emozioni che sto provando”.
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Ma da dove arriva Mattia Bellucci? Il ventunenne nato in provincia di Varese sta vivendo un momento di crescita importante. Seppur sempre sotto l’ala di papà Fabrizio, che ne ha osservato tutti gli sviluppi sin da bambino, Mattia ha deciso di affidarsi a coach Fabio Chiappini dagli ultimi mesi del 2021; dal sodalizio sono arrivati ben 6 tornei ITF, di cui 5 su cemento e 1 su terra, sino al Challenger di Saint- Tropez. Mancino dal servizio solido, dritto ad alte rotazioni e rovescio giocato con grande naturalezza, con il quale spinge praticamente da tutte le posizioni del campo.
“Al momento non ho dubbi, il cemento outdoor è la mia superficie preferita – spiega Bellucci –. Ho più tempo per esprimermi di dritto, sul quale stiamo lavorando tanto, ma posso anche gestire meglio la fase di risposta e quella al servizio. Secondo me stiamo facendo dei buoni miglioramenti anche sulla terra, superficie su cui ho ampi
margini di miglioramento”.
Con un 2022 pieno di titoli, Mattia si trova oggi alla posizione numero 186 della classifica ATP. “Nel corso di questi mesi ci sono state anche delle difficoltà – precisa il ventunenne –. Per un periodo sono stato costretto a ritirarmi da alcune partite perché soffrivo di crampi e di problemi al ginocchio; adesso per fortuna siamo riusciti a capirne le cause e ho ritrovato la condizione migliore”. Nonostante un anno di gioie e soddisfazioni, né Bellucci né coach Chiappini hanno intenzione di fermarsi. “C’è ancora tanto da lavorare e noi non vediamo l’ora di tornare in campo. Intanto dedico questo titolo a Fabio, perché frutto del percorso che ci ha portati qui. Giocare con tennisti di questo livello per me è una grande emozione. Ho sempre saputo di avere grandi potenzialità e adesso sono tanto contento di poterle esprimere sul campo da tennis”.
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