[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Matteo Berrettini è pronto a solcare grandi scenari, a raggiungere straordinari obiettivi, a convincere i pochi scettici rimasti riguardo il proprio valore. A dimostrarlo è il rendimento del classe ’96 italiano, il quale ha confermato nuovamente di poter arrivare a importanti exploit anche a livello Slam, un plus quasi impensabile per i protagonisti del movimento italiano dell’ultimo decennio. La continuità di Berrettini agli Us Open 2020 esige attenzione, che ci si fermi a pensare alla sua crescita tattica, oltre che puramente tecnica: Go Soeda, Ugo Humbert e Casper Ruud al tappeto senza lasciare alcun set per strada, dimostrando di poter contare sui propri punti forti e di saper limitare quelli deboli, peraltro sempre meno. Le semifinali raggiunte nel 2019 non rappresentano una casualità, il romano ne è consapevole e non vede l’ora di mostrarlo al circuito ATP e al mondo, non esistono risultati isolati che non prescindano da duro lavoro, applicazione, tenuta fisica e mentale, talento. Lo scoglio più grande per Berrettini è stato rappresentato da Ruud, per caratteristiche ostico e già superiore sul rosso del Roland Garros un anno prima. Il 3-0 dell’italiano al norvegese è stato un grande segnale in vista del prosieguo dello Slam statunitense, sebbene sia arrivato sul cemento, non esattamente la superficie preferita dell’avversario. Berrettini ha mostrato di esser determinato, concreto, paziente, dotato di solido autocontrollo, a tratti straripante al servizio e, soprattutto, in progressivo miglioramento.
[the_ad id=”668943″]
L’ostacolo fra Berrettini e l’accesso ai quarti di finale porta il nome di Andrey Rublev, fautore dell’eliminazione di Salvatore Caruso al terzo turno. Il classe ’97 moscovita è un cliente scomodo per ogni avversario, abile a non soffrire le variazioni di ritmo sul veloce e capace di evidenziare il tallone di Achille di ogni avversario, mediante soluzioni offensive difficili da intuire e neutralizzare. La velocità di palla di Rublev potrebbe creare alcune insidie a Berrettini, quest’ultimo straordinariamente efficace in fase propositiva, seppur non esattamente granitico in difensiva. L’azzurro è stato superiore al russo in due dei tre precedenti sul cemento, penultimo dei quali arrivato proprio agli Us Open 2019 (3-0) e base di partenza psicologica per l’imminente scontro. Berrettini è di certo più ‘maturo’ dell’avversario, se si consideri la gestione dei punti importanti nell’arco di un intero match, più incisivo con servizio e dritto, con più variazioni e in generale più creativo. I dati e le considerazioni della vigilia valgono però nulla al momento dell’ingresso in campo: il nativo di Roma dovrà dimostrare ancora una volta di esser il presente e il futuro del tennis internazionale, l’atleta in grado di far sognare gli appassionati italiani verso sorprendenti risultati, il punto di riferimento per la generazione che verrà. Rublev è un giocatore straordinario e imprevedibile, servirà un Berrettini a pieno regime per conquistare il pass per il turno successivo.
Una domanda, però, potrebbe essere quella relativa al reale ‘limite’ di Berrettini, quanto potrebbe spingersi oltre l’azzurro? O ancora, qual è il vero obiettivo di un atleta già giunto alle semifinali di uno Slam? Le speranze sono che il talento nostrano non si ponga limiti, che esprima il proprio potenziale e giochi senza curarsi delle pressioni che possano derivare dall’importanza dell’appuntamento, che non abbia paura di osare in situazioni delicate, che sia proiettato sempre sul migliorare risultati, classifiche, se stesso. Matteo Berrettini è pronto a solcare grandi scenari, a raggiungere straordinari obiettivi, a convincere i pochi scettici rimasti riguardo il proprio valore.
[the_ad id=”676180″]