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Matteo Berrettini: “Non si può non pensare alla classifica, ho tanto da imparare ancora”

Matteo Berrettini in procinto di cominciare la nuova stagione tennistica, quella della riconferma a seguito di una stagione incredibile, con tanto di ingresso in top-10. Il romano in esclusiva a Sky Sport a “I Signori del Tennis” si è raccontato: “Giocare a tennis è una serie di emozioni positive e negative ovviamente – ha affermato -. Nell’arco della mia giovane carriera ne ho vissute tante, mi ricordo la prima volta a Roma che sono entrato in campo contro Fabio Fognini è stata una cosa pazzesca. Un po’ anche quest’anno a Wimbledon contro Roger Federer. Nei grandi campi è così. Ogni volta che entro a Roma nel centrale c’è un’atmosfera diversa. Quello è sicuramente qualcosa che ho scelto io, nel senso che mi dicevo che: “un giorno vorrei giocarci io su questi campi, vorrei essere io quello che si vede dall’alto e che fa emozionare il pubblico”.

Sul ranking Berrettini ha ammesso: È ovvio che penso un pochino alla classifica, perché comunque dopo essere arrivato così in alto non ci si può non pensare. Il mio progetto però è partito da molto lontano, non siamo mai stati attenti a queste cose, non ci siamo mai concentrati troppo sulla classifica. Io sono convinto che ho ancora tanto da imparare, tanto da investire e se non dovessero arrivare i risultati sperati nella prima parte dell’anno sia per l’esperienza dell’anno e sia perché è giusto in generale, non mi arrenderò e continuerò a lavorare”. 

Un 2019 da sogno per l’allievo di Santopadre: “Le partite più significative del 2019 sono quella con Monfils agli US Open a New York, perché sicuramente è la partita che mi fa più piacere ricordare per il modo, per il risultato, per tutto. Credo che, nonostante due sconfitte e una vittoria le Atp Finals siano state un’esperienza indimenticabile e mi fa molto piacere ricordare la vittoria contro Zverev agli Internazionali di Roma”. 

“I risultati, da un certo momento in poi, nel 2019 sono stati parecchi e costanti su tutte le superfici e in tutti i momenti – ha concluso -. Avevo letto da qualche parte, dopo aver perso contro Murray a Pechino, che si parlava di un Berrettini stanco e in crisi poi dopo ho fatto la semifinale a Shanghai. Capisco che il tennis è uno sport complicato perché puoi fare benissimo una settimana e poi la settimana successiva puoi uscire al primo turno e sembra tutto finito. Invece non è così. Bisogna continuare a lavorare, bisogna credere in quello che si fa perché spesso le partite si decidono in pochi punti e che contano di più le sensazioni il fatto di sentirsi migliorato piuttosto che la vittoria o la sconfitta”. 

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