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Matteo Berrettini si sta dilettando tra allenamenti e relax con la compagna Ajla Tomljanovic in Florida, dove ha passato la quarantena negli ultimi due mesi. Il numero uno d’Italia si è pronunciato a Radio 1 Rai su quanto avviene negli Stati Uniti e su una possibile ripartenza: “Anche qui la situazione è un pochino migliore. Non c’è stato un lockdown così restrittivo come in Italia, ma abbiamo comunque seguito delle regole abbastanza ferree – ha rivelato –. Siamo riusciti ad allenarci perché abbiamo una casa che ci consente di fare esercizio fisico e abbiamo avuto la possibilità di andare a giocare a tennis in una casa privata. Pochi giorni fa ho preso una storta alla caviglia, ma è una cosa leggera e quindi sto continuando a lavorare senza giocare per recuperare da questo leggero infortunio”.
Il 2020 tennistico è a rischio, ma una ripresa ad autunno non è da escludere: “Le indicazioni sanitarie dovranno darle gli esperti – ha proseguito Matteo -. Credo sia molto difficile permettere ad una nazione di ospitare un evento con 400-500 atleti che arrivano da 80 paesi diversi, ma spero tanto di sbagliarmi e spero che in un futuro prossimo si possa giocare e si possano riprendere le attività perché il mondo ne ha bisogno”.
Berrettini scende nei particolari: “Le uniche condizioni che vedo possibili sono giocare a porte chiuse, evitare tutti i contatti non necessari a partire dalla stretta di mano fra gli atleti e con l’arbitro e gli asciugamani che non devono essere toccati dai raccattapalle. Un tennis diverso da quello al quale siamo abituati, ma senza stravolgere le basi: giocare con un guanto di lattice, ad esempio, non può essere la stessa cosa perché si perde completamente la sensibilità sulla racchetta e credo non si possa fare”.
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