Carlos Alcaraz ha annichilito Alexander Zverev mediante il punteggio di 6-3, 6-1, conquistando Masters 1000 di Madrid 2022. Finale assolutamente senza storia tra i due, con lo spagnolo semplicemente dominante su ogni fronte e in qualsiasi situazione di gioco. Zverev ha tentato di far leva sulla prima di servizio che caratterizza il suo tennis potente e pragmatico, sebbene non sia mai riuscito concretamente a impensierire il fenomenale e giovanissimo atleta di Murcia. Ventottesimo successo stagionale per Alcaraz, il tennista ad aver ottenuto più vittorie in questa annata, e secondo Masters 1000 in cassaforte dopo Miami. Il ‘petit diable’ iberico ha dimostrato di non aver sofferto il cambio di superficie, dal cemento outdoor alla terra rossa, dimostrandosi puramente fenomenale su qualsivoglia superficie. Nulla da eccepire al tennis di Zverev, a onor del vero senza armi per contrastare le qualità di un Alcaraz costantemente in crescendo. Non solo Rafael Nadal e Novak Djokovic sconfitti a Madrid, ma anche, in ultima istanza, il numero tre del mondo Zverev. Ci sono poche altre parole per definire un fenomeno del genere: come detto da Djokovic, è impressionante.
LE FASI CRUCIALI DELLA FINALE
Primo set in equilibrio per appena quattro game, ossia i primi due al servizio dei protagonisti, con parità di valori sgretolata da Alcaraz a partite dal terzo gioco. Lo spagnolo, da quel momento, ha infatti collezionato otto punti consecutivi, riuscendo a strappare il servizio a Zverev a 0; sesto game per l’appunto senza storia, con smorzate e accelerazioni da sogno del giovane di Murcia, atte a propiziare il break messo in pratica con uno dei marchi di fabbrica del suo repertorio: una smorzata millimetrica, 4-2. Gestione dei successivi turni di battuta semplicemente impeccabile del prodigioso iberico, il quale ha concesso un solo punto in totale e chiuso i conti sul 6-3. Secondo set, invece, totalmente fuori dai binari dell’equilibrio sin dall’inizio, con svolgimento prepotentemente favorevole allo spagnolo come dimostrano i tre break di distacco; il primo attuato nel terzo game con la solita palla corta vincente e annessa fuga con game a 0, mentre il secondo capitalizzato nel quinto game, con uno Zverev ormai demoralizzato e beffato dalla combinazione smorzata+lob: 4-1. Chiusura delle danze nel settimo game, con due doppi falli del tedesco già sotto la doccia a definire il 6-1 in ultima istanza.