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Margaret Court – detentrice del record di tornei dello slam con 24 titoli – e alla quale Serena si è solo riuscita ad avvicinare con i suoi 23, da tempo fa notizia perlopiù per le sue dichiarazioni forti su varie tematiche sociali e non. E l’ultima intervista al Telegraph ne è l’ennesima testimonianza: “È molto triste che molta stampa e televisione oggi, in particolare nel tennis, non vogliano menzionare il mio nome. E se lo fanno è solo perché devono, perché detengo ancora così tanti record. Nel 2020, dovevo venire a Wimbledon per il 50esimo anniversario del Grande Slam. Ma poi è arrivato il Covid. Gli Open di Francia non mi hanno invitato, gli US Open non mi hanno invitato. Rod Laver ha vinto lo Slam e io sarei stata premiata allo stesso modo, ma no. Non ci ho perso il sonno comunque”.
“Ho subito un sacco di bullismo – continua Court – Ma dovremmo essere in grado di dire ciò in cui crediamo. Non ho niente contro nessuno. Rispetto tutti, servo tutti. Amo ancora il gioco. Oggi insegno a molti giovani e uso illustrazioni del tennis sulla disciplina, l’impegno, l’obiettivo. Ma sono ancora vittima di bullismo da parte dei gruppi LGBT. Anche quando aiuto i poveri, alcune aziende non sono autorizzate a dare cose alla mia chiesa a causa del mio nome. Eppure hanno ottenuto tutto ciò che volevano nel matrimonio e tutto il resto. Quindi, penso: ‘Perché, quando dovresti essere così felice di averlo, perdi ancora tempo con le persone che non hanno le stesse convinzioni?’ Questo è quello che non capisco.”
Su Serena Williams: “L’ho molto ammirata, ma non credo che lei provi lo stesso. Ha giocato sette anni in più di me. La gente dimentica che mi sono presa pure due anni di pausa. Mi sono ritirata per la prima volta, come Ash Barty, quando avevo 25 anni, pensando che non sarei mai tornata al tennis. Mi sono sposata, ho avuto un bambino, ma poi ho avuto uno dei miei anni migliori, vincendo 24 tornei su 25. Sono tornata dopo due bambini! Dopo aver avuto il primo figlio ho vinto tre dei quattro Slam. Serena non ci è riuscita”
Sul tennis moderno: “Mi piacerebbe giocare in quest’epoca, penso che sia molto più facile. Quanto mi sarebbe piaciuto portare con me la famiglia o gli amici. Ma non potevo, dovevo andare da sola o con la nazionale. Non avevamo psicologi o allenatori con noi. È un mondo completamente diverso. Questo è ciò che mi delude: che i giocatori di oggi non onorano il passato del gioco”.
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