“Quando la barca va è facile starci sopra. Quando inizia ad affondare si capisce chi rimane a bordo…fiero del team che ho al mio fianco!”. Marco Cecchinato ha deciso di affidare ad Instagram tutto il proprio rammarico al termine del match che lo ha visto cedere nel primo turno del Masters 1000 di Montreal all’argentino Diego Schwartzman: per il tennista di Palermo si è trattata della nona sconfitta consecutiva da quel match di primo turno degli Internazionali d’Italia vinto contro l’australiano Alex De Minaur.
Da quel lontano 13 Maggio il classe ’92 ha raccolto appena 4 set, di cui 2 conquistati nel match che ha con ogni probabilità segnato l’inizio della crisi, quel match perso contro Nicolas Mahut nel torneo che nell’edizione precedente lo aveva consacrato tra i grandi del tennis. Da quel maledetto primo turno del Roland Garros un lenta discesa in termini di classifica ma soprattutto di fiducia per un giocatore che, nonostante i risultati, non smette di credere in sé stesso e nel lavoro intrapreso col suo nuovo team: in tal senso, accanto alla comprensibile frustrazione per un periodo innegabilmente negativo, quel “torneremo a vincere” non può che risuonare come un diktat rivolto a chi ora, nonostante l’evidente crisi di risultati, ancora lo sostiene.
I segnali di risalita, per quanto i risultati dicano il contrario, ci sono e sono sempre più tangibili: negli ultimi tre match Marco è riuscito a stare sopra, di livello e nel punteggio, a giocatori in fiducia come Delbonis, Chardy e ultimo in ordine di tempo quello Schwartzman che pochi giorni fa ha alzato al cielo l’Atp di Los Cabos. Proprio analizzando le statistiche nel match perso contro l’argentino, in una superficie storicamente poco congeniale al siciliano (cemento outdoor), si evince quanto il livello di gioco ci sia ma che manchi quella solidità mentale per sfruttare le occasioni che si hanno nell’arco di un match: l’azzurro, nel computo totale, ha vinto più punti rispetto al nativo di Buenos Aires (112 vs 109), ha servito più del doppio dell’ace (9 vs 4) e, dato ancor più eloquente, ha sfruttato solo il 18% delle palle break avute a disposizione contro il 50% del sudamericano (2/11 vs 2/4).
Una partita sostanzialmente girata negli episodi, come spesso accade nel tennis vinta dal giocatore più freddo e nella migliore condizione mentale. Nella foto postata da Marco, oltre al nuovo coach Uros Vico, appaiono Umberto Ferrara e Luigi Sangermano, da anni stretti collaboratori del palermitano rimasti al suo fianco anche dopo la separazione da Simone Vagnozzi, attualmente allenatore a tempo pieno di Stefano Travaglia.