Luca Vanni è tra i protagonisti del Challenger di Bergamo 2020, dove ha portato a casa due vittorie in due set e sente di essere in una condizione migliore rispetto ai mesi scorsi: “La cosa primaria in questo anno è l’integrità fisica per avere più facilità a stare in campo, accettare lo scambio e lottare – ha dichiarato ai nostri microfoni – I primi tornei dell’anno non sono andati benissimo, anche a causa di qualche problemino fisico. Ora mi sento benino, vediamo come andrà il prossimo match”.
Il tennista azzurro, dopo aver subito un’operazione la scorsa stagione, ha iniziato il 2020 cercando di non eccedere con gli impegni in calendario: ” Ho avuto una preseason un po’ stretta, con sole tre settimane e mezzo, in cui ho anche saltato dei giorni, prima per febbre, poi un problema all’adduttore. Dopo Bergamo giocherò a Trento e poi farò altre due settimane di allenamento, per poi arrivare un po’ più carico fino a fine maggio”.
Per Vanni non è stato il primo infortunio in carriera, ma sicuramente è stato il più difficile da superare visti i suoi 34 anni: “L’ho vissuto male. Mi ero già operato a 28 anni, ma questa volta è stata più dura perché avevo voglia di rientrare prima del dovuto, come poi ho fatto, infatti ho avuto delle ricadute. Nei mesi di luglio e agosto ho voluto giocare, ma non ero in grado, ma la mia testa non lo accettava“.
Il toscano, prima dello stop forzato, aveva i mente di voler proseguire la sua carriera per almeno altri quattro, cinque anni e le sue idee non sembrano essere cambiate: “Sono della stessa idea, con un’integrità fisica giusta posso esprimere un buon livello di gioco. Al momento sto lavorando con il mio team per trovare degli esercizi giornalieri che mi permettano di sentire meno dolore alle ginocchia. Sicuramente a 35 anni non giochi per fare esperienza, anche la classifica è una sfida della vita e questo mi motiva a continuare. Se la posizione nel ranking fosse 250, anziché 450 a livello di umore la vivrei diversamente”.
Lo scorso anno Vanni giocò le qualificazioni dei Masters 100 in Nord Amerca e, oggi, l’obiettivo è quello di tornare su quei livelli, magari anche più in alto, anche grazie all’aumento della longevità dei tennisti: “Io gioco per la passione e l’amore che nutro nei confronti del tennis, ma anche perché l’Atp motiva giocatori di medio livello con dei premi importanti. Il mio obiettivo è rientrare nelle qualificazioni degli Slam, quindi tra i primi 230 del mondo, per poi salire nei 150, o magari anche meglio. Ci sono esempi a livello italiano come Lorenzi e a livello mondiale come Federer, anche se lui è un fenomeno. Però Roger è il numero 3 del mondo a 39 anni e questi esempi mi motivano, dandomi la voglia di continuare a giocare”.