
Jannik Sinner - Foto CHINE NOUVELLE/SIPA/2410021732
Da sabato mattina, momento in cui è stato ufficializzato l’accordo tra Jannik Sinner e la Wada su una sospensione di tre mesi dopo il caso della positività al clostebol, soprattutto all’estero se ne sono lette di ogni. In particolare i media spagnoli si sono concentrati sulla differenza di trattamento verso il numero uno al mondo rispetto al caso della pattinatrice su ghiaccio Laura Barquero, che si era accordata per sei anni di squalifica dopo essere stata trovata due volte positiva al clostebol, ma a distanza di un anno.
La Wada: “Le prove hanno confermato la spiegazionee dell’atleta”
“Nel caso Sinner le prove hanno chiaramente confermato la spiegazione dell’atleta come delineato nella decisione di primo grado”, spiega la Wada in una nota inviata all’agenzia di stampa Associated Press a seguito delle critiche mosse dai media spagnoli. Barquero era risultata positiva per la prima volta al Clostebol durante i Giochi olimpici invernali del 2022 e nuovamente nel gennaio 2023 in un test fuori competizione effettuato dalla federazione di competenza, l’Isu.
Come spiega la Wada, “la squalifica di sei anni era stata accordata e sottoscritta da Wada, Isu e dall’atleta e se Barquero non fosse stata d’accordo con la sanzione proposta, non sarebbe stata obbligata a firmare l’accordo di risoluzione del caso ed era libera di portare avanti il caso per l’udienza al Tas”.

Il caso Barquero
L’account Instagram di Barquero ha ripubblicato diverse storie richiamando l’attenzione sulla discrepanza tra la punizione inflitta a lei e a Sinner. Ha poi pubblicato un video in cui parla di come la sua lunga sospensione l’ha colpita. “È una sanzione sproporzionata che ha significato la fine della mia carriera”, aveva scritto la pattinatrice spagnola. “Credo che serva da chiaro esempio dei fallimenti del sistema. Non so davvero cosa sia successo. Ma devo assumermi le conseguenze, accettare le normative attuali e affrontare sanzioni che a volte sono estremamente sproporzionate”.
La 23enne Barquero ha detto di aver deciso di accettare il divieto di sei anni basato su “regole ingiuste” e di poter iniziare ad andare avanti con la sua vita. Ha detto che tracce di Clostebol sono emerse nei suoi risultati attraverso la contaminazione di una crema comunemente usata per trattare le ferite della pelle che viene venduta in Italia senza prescrizione medica e non destinata a migliorare le prestazioni sportive.
“Ho avuto la sfortuna di contagiarmi accidentalmente con una crema che aveva comprato un collega e che veniva utilizzata da persone a me vicine”, ha detto. “Non potevo immaginare che per risultare positivo bastasse toccare una persona che ha usato quella crema, o toccare un oggetto che era in contatto con la crema.”