[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
“Sento di aver fatto tutto quello che potevo e sono felice della maniera in cui sono ritornato. Spero, in poco tempo, di tornare al 100%. So che è difficile ma ci sto provando, sto facendo del mio meglio“. Sono queste le dichiarazioni post-partita di Bernard Tomic dopo una sconfitta in 28 minuti. Il 20 marzo 2014 il tennis deve aggiornare il proprio almanacco: l’australiano cede al primo turno al Masters 1000 di Miami contro Jarkko Nieminen, raccogliendo un solo game nel secondo set e sdegno da parte del pubblico a fine partita.
Il primato precedente lo aveva fatto segnare Greg Rusedski: nel 1996 un doppio 6-0 in 29 minuti a Sydney contro il tedesco Arriens. Quel giorno a Miami, Tomic mise in scena uno degli spettacoli più tristi della sua carriera, risultando svogliato e quantomai desideroso di ritornare gli spogliatoi, a partire dal riscaldamento. Tutto ciò non ci sorprende, anzi, racconta in qualche modo il declino di uno dei più grandi talenti della storia del tennis, buttatosi via in maniera del tutto inspiegabile. Oggi l’australiano ha 27 anni, frequenta perlopiù i Challenger. Ma del resto, se va bene a lui, perché non dovrebbe essere lo stesso per noi?
[the_ad id=”248876″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]