È la sessione serale del Masters 1000 di Miami del 2013, siamo agli ottavi di finale e in campo ci sarà il numero 1 al mondo Novak Djokovic. Nonostante la sconfitta in semifinale a Indian Wells, il serbo aveva iniziato alla grande l’anno con i trionfi agli Australian Open e a Dubai sull’onda lunga di un dominio sul circuito iniziato due anni prima. In molti in Italia avranno pensato bene di recuperare ore di sonno per il fuso orario dando per spacciato Tommy Haas, a pochi giorni dal suo trentacinquesimo compleanno. Bene, immaginate le loro facce la mattina successiva sfogliando le home di social e siti d’informazione mentre leggevano di un 6-2 6-4 in appena ottanta minuti rifilato dal ‘giovanotto’ tedesco.
“Mi sembra incredibile aver battuto Novak, ma è anche vero che lui mi ha dato una mano”. Djokovic va infatti in confusione tra le folate di Key Biscayne mentre dall’altro lato del campo il suo avversario dimostra che l’età è solo un numero, correndo da una parte all’altra con una leggiadria quasi inaspettata per chi ha alle spalle (termine improprio visto che nella lista ci sono pure fianchi, piede, gomito e anche) un totale di nove operazioni chirurgiche. Certo, lo spirito battagliero a Tommy non è mai mancato, ereditato probabilmente da papà Peter (ex campione europeo di judo) e, perché no, da Arnold Schwarzenegger, compagno di scuola del babbo. Ma quanto accade dopo quattro game equilibrati lascia tutti di stucco.
Sul 2-2 Haas scappa via nel punteggio e in poco meno di mezz’ora incamera sei giochi consecutivi, ritrovandosi sul 6-2 2-0. Djokovic ha le armi spuntate, cerca la via della rete con insistenza ma viene passato con facilità estrema dal tedesco, che a quel punto ci prende gusto e lo invita anche malvolentieri con un back un po’ più corto. Il serbo è alle corde come mai fino a quel punto della stagione tuttavia non molla, cancella una palla del doppio break con un ace e si tiene in scia sull’1-2 con un rarissimo duello vinto nei pressi del net. Sembra poter iniziare una nuova partita quando Nole impatta sul 4-4 ma è solo una vana illusione: sul vantaggio esterno è Tommy ad attaccare e a chiudere al volo per tornare avanti e andare al servizio per il match. E il braccio nel momento clou non trema: il secondo match point è quello buono, Haas diventa il più anziano negli ultimi trent’anni a battere un numero 1 al mondo, in uno degli ultimi di un cigno tanto bello quanto sfortunato.
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