L’ultima firma di rilievo di Marco Cecchinato trova luogo a Buenos Aires, dove a febbraio 2019 vince il titolo senza nemmeno concedere un set. Un Cecchinato diverso da quello potuto ammirare nel primo scorcio di 2020, con tante certezze e pochi timori. Quando lo si affrontava sulla terra rossa potevano essere dolori per chiunque. Del resto non ti spingi in semifinale al Roland Garros per caso.
Paradossalmente nemmeno il 2019 inizia col piede giusto per il siciliano. Un anno da sogno da confermare – il 2018 – e qualche pressione in più sul braccio. Agli Australian Open perde al primo turno da Krajinovic, un match rocambolesco e nemmeno troppo negativo dal punto di vista del gioco. Stona invece il ko con Munar, nel secondo appuntamento stagionale a Cordoba, dove cede allo spagnolo in tre set.
Cecchinato arriva a Buenos Aires conscio di poter solo far meglio. Un pizzico di sfortuna e un adattamento al veloce ancora da limare gli hanno detto male. Il primo avversario di Marco a Baires è Cristian Garin, tutt’altro che roboante come nome ad inizio 2019, ma sempre un animale da terra rossa. ‘Ceck’ la spunta in due parziali lottati e lo stesso farà con Roberto Carballes Baena ai quarti (punteggio medesimo, 7-6 6-4). Il livello si alza quando dall’altra parte della rete si trova Guido Pella, aizzato anche dal pubblico di casa. Cecchinato è più solido e sfrutta al meglio le proprie chance: finisce 6-4 6-2. Altro argentino in finale, trattasi di Diego Schwartzman: quest’ultimo è il vero favorito alla vigilia del torneo. Il giocatore di Palermo mette in campo la miglior prestazione della settimana, rare sbavature e incisività anche col colpo più debole, il rovescio. Diego racimola tre games (6-1 6-2) e Cecchinato punge a livello Atp per la terza volta dopo Budapest e Umago.