Nella carriera di un tennista, così come nella vita, spesso i successi più belli arrivano quando mai nessuno se lo aspetta. E’ forse proprio quest’assenza di pressione, la voglia di rivalsa e di mettere a tacere tutti quanti, a dare quel quid in più necessario per compiere un’impresa. Era il 2018 ed il secondo Masters 1000 della stagione, il Miami Open, era in procinto di iniziare. Nell’arco della sua carriera, fino a quel momento, John Isner aveva perso tutte e tre le finali disputate in un Masters 1000 ed era reduce da ben cinque sconfitte al primo turno nelle sue ultime sei partecipazioni in Florida. Chi l’avrebbe mai detto che la sua prima gioia gliela avrebbe regalata proprio quel torneo? C’è da dire, però, che se c’è qualcuno che non ha problemi ad aspettare quello è proprio John Isner, capace di attendere ben undici ore e cinque minuti prima di conquistare il match di primo turno a Wimbledon contro Nicolas Mahut. Dopo un pessimo inizio di stagione, caratterizzato solamente da uscite al primo ed al secondo turno nei sei tornei disputati, Isner si presenta a Miami con tanta voglia di riscatto e con il desiderio di riassaporare il gusto della vittoria, che la settimana prima ad Indian Wells aveva sperimentato solamente in doppio, vincendo il titolo insieme a Jack Sock.
Il cammino del gigante della North Carolina, inizia però subito in salita, con una sofferta vittoria in tre set nel match d’esordio contro Vesely, cedendo peraltro il secondo parziale con un inusuale 6-1. Partita dopo partita, tuttavia, il livello del tennis di Isner cresce esponenzialmente e le sensazioni che lascia trasparire sono sempre migliori. Non a caso, dopo aver fatto fuori Youzhny, estromette dal torneo la seconda testa di serie Marin Cilic. Sempre in due set, nei quarti sconfigge Chung mentre in semifinale, a cadere sotto i potenti colpi dell’americano è nientemeno che Juan Martin Del Potro, imbattuto da 15 incontri. In finale, Isner trova Sascha Zverev, quarta forza del seeding ed ancora imbattuto nelle finali dei Masters 1000 (2-0 il bilancio). Dopo il primo set perso al tie-break, l’impressione è che anche questa volta John si stia lasciando scappare una ghiotta occasione. Grazie al servizio e al supporto del pubblico, che quasi fa passare in secondo piano il torrido caldo che condiziona la domenica in Florida, Isner riesce però a ribaltare la situazione ed a vincere i due restanti parziali con un duplice 6-4. Una vittoria storica per il gigante di Greensboro, che diventa il primo tennista statunitense a conquistare un Masters 1000 dal lontano 2010, quando Roddick s’impose proprio a Miami, ed inoltre si aggiudica l’ultimo match disputato a Crandon Park, dato che la location cambierà dall’anno seguente. A livello personale, invece, John ritorna in Top 10 a distanza di quattro anni circa, ma soprattutto conquista il primo Masters 1000 della carriera a 32 anni e 11 mesi. Una soddisfazione incredibile per un giocatore troppo spesso sottovalutato e non apprezzato a sufficienza. Indubbiamente, i suoi 208 cm lo hanno aiutato per certi aspetti così come lo hanno messo in difficoltà per altri; tuttavia, definirlo un giocatore che “ha solo il servizio”, senza evidenziare i suoi progressi ed il suo duro lavoro per arrivare a questi livelli, e per restarci, è totalmente sbagliato. La rivincita di LongJohn arriva a Miami. Ed ha un ottimo sapore.