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Tutti hanno un evento in particolare che occupa un posto speciale nel cuore. Che si tratti di un appassionato, di un giocatore o di un semplice spettatore poco importa. C’è quel torneo specifico che strappa un sorriso e provoca emozioni uniche ogni qualvolta lo si sente nominare. Per Mardy Fish, ex tennista statunitense che ha appeso la racchetta al chiodo nel 2015, questo torneo è il Masters 1000 di Indian Wells. Il nativo di Edina si presenta al pubblico del BNP Paribas Open nel 2008, quando si rende protagonista di un’impresa ai limiti del clamoroso. Senza essere testa di serie, infatti, sconfigge avversari del calibro di Davydenko, Nalbandian e soprattutto Roger Federer, detronizzato con il punteggio di 6-2 6-3, spingendosi fino all’atto conclusivo. In finale Novak Djokovic gli nega la vittoria, imponendosi in tre set e rendendo il suo sorriso leggermente agrodolce, ma le sensazioni di questi dieci giorni sono più che mai positive. L’anno seguente, nel 2009, finalmente arriva la prima gioia californiana, che coincide con un trofeo. Fish trionfa in coppia con il connazionale Andy Roddick e si aggiudica il torneo di doppio, regalando una grande soddisfazione al pubblico di casa. Il 2009 è il preludio ai suoi due migliori anni della carriera. Fish fa il suo ingresso in Top 10, diventando il numero 1 d’America e vivendo ventiquattro mesi fantastici.
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Un tennista in rampa di lancio, con una splendida moglie al suo fianco e con una vita invidiabile. Cosa potrebbe andare storto? Succede nel 2012, durante il torneo di Miami. Fish si sveglia improvvisamente nel cuore della notte con il cuore che batte forte, troppo forte. Purtroppo questo è solo l’inizio di un lungo calvario, che comprende problemi cardiaci, depressione ed attacchi di panico. Fish decide di operarsi a Los Angeles, ma di fatto il meglio della sua carriera è ormai andato.
La vera felicità , però, non è data dai risultati bensì dalla possibilità di fare la cosa che più si ama al mondo in totale armonia e senza problemi fisici. Dopo sei mesi di inattività , una volta appurato di poter tornare a giocare, la scelta di Fish appare quasi scontata. Non poteva che essere il “suo” torneo di Indian Wells a sancire il suo ritorno sui campi, alla quotidianità e quindi al sorriso. In quel luogo dove il suo tennis ha toccato i picchi più alti e dove non è mai mancato il sostegno del caldo pubblico. Mardy raggiunge persino il terzo turno, ma non è ancora al meglio e allora sceglie di saltare tutta la parte centrale della stagione. Dopo l’edizione del 2013, Fish non prenderà mai più parte al torneo di Indian Wells poiché, nonostante la giovane età , non riesce a tenere bada il suo cuore pazzo ed è costretto ad alzare bandiera bianca, una volta per tutte, a 33 anni. Pochi giorni prima del suo ritiro, avvenuto a Flushing Meadows, Mardy scrive una lunghissima e toccante lettera al sito “The Players Tribune“, dove racconta la sua carriera, svelando aneddoti ma soprattutto mettendo a nudo le sue difficoltà ed esternando i suoi sentimenti. Fish si confida riguardo i momenti più complicati della sua vita e non riesce a non parlare del rimpianto per non esser sceso in campo contro Roger Federer agli Us Open. Le sue condizioni, però, oggettivamente, non glielo consentivano. Una lettera piena di sincerità e, se vogliamo, anche di tristezza, ma dove al contempo non mancano la speranza e la positività in vista del futuro, segno della consapevolezza acquisita durante questi anni nel circuito. Il rammarico per non aver potuto proseguire la sua carriera rimane, ma le cose importanti sono altre. E Mardy Fish decide di ricordarlo al mondo nella frase che mette fine a questa profonda riflessione: “Perché lo sport finisce in un risultato. E la vita continua“.
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