Amarcord

L’angolo del ricordo: Houston 2019, dove la favola di Garin ebbe inizio

Christian Garin
Christian Garin - foto si.roby CC BY-SA 2.0

Fortissimo a livello Junior, tanto da conquistare il Roland Garros nel 2013 cedendo appena un set in tutto il torneo, ma lento nel passaggio ai professionisti. Il cileno Christian Garin, classe 1996, ha faticato ad affermarsi nel circuito Atp, ma alla fine ci è riuscito. Il giovane tennista di Santiago del Cile ha indubbiamente impiegato più tempo rispetto a suoi coetanei per compiere il grande salto, ma chissà che le aspettative ormai quasi svanite nei suo confronti non lo abbiano aiutato.

L’anno della svolta per Garin è il 2019, dove si aggiudica due tornei Atp, batte giocatori del calibro di Zverev, Isner e Shapovalov e chiude ampiamente in Top 50; eppure la sua classifica a inizio anno oscillava tra l’80° ed il 90° posto del ranking. Il primo squillo del cileno coincide con l’U.S. Man’s Clay Court Championships, l’Atp 250 che si disputa in quel di Houston, dove Garin conquista il primo titolo della carriera. Circa un mese prima ci era andato vicino in Sudamerica, perdendo la finale del torneo di San Paolo contro Pella.

In Texas, dopo un esordio complicato contro Cuevas, sconfitto in rimonta, Garin fatica anche nel turno seguente, dove si rende protagonista di un’impresa. Recuperando un set di svantaggio ed annullando ben cinque match point, il tennista sudamericano estromette dal torneo la seconda testa di serie, Jeremy Chardy, in tre ore e otto minuti di match e prosegue il suo cammino. Quindi due vittorie agevoli, rispettivamente contro Laaksonen e Querrey, che gli garantiscono l’accesso alla seconda finale in carriera, dove troverà Casper Ruud. Il set d’apertura se lo aggiudica il cileno al tie-break, prima di perdere il secondo per 6-4. Nel terzo ed equilibrato parziale, a fare la differenza è il break giunto nel sesto gioco, che regala a Garin la prima vittoria in carriera a livello Atp. Ovviamente non è un caso che il trionfo sia maturato proprio su terra rossa, superficie che si sposa al meglio con il gioco di Garin e dove sono arrivati gli ulteriori tre titoli della sua carriera. Poche settimane dopo il cileno concede il bis a Monaco, sconfiggendo in uno scoppiettante match di quarti il padrone di casa Sascha Zverev, prima di far fuori nelle fasi finali del torneo i due italiani Cecchinato e Berrettini, quest’ultimo battuto al tie-break del terzo set.

Una stagione da incorniciare per Garin, che a partire dal torneo di Houston ha alzato il livello del suo gioco ed ha gettato delle solide basi per un futuro a questi livelli. Il merito è ampiamente suo, considerando che un solo match può fare la differenza e tutto può cambiare da un momento all’altro. Come avrebbero potuto fare quei cinque match point che Chardy non ha sfruttato e che invece hanno visto Garin cogliere la palla al balzo. Il nativo di Santiago del Cile si è ripetuto anche nel 2020, conquistando ben due tornei nella cosiddetta “gira” sudamericana e garantendosi un posto in Top 20, oltre che la momentanea sesta piazza della Race. I margini di miglioramenti sono enormi, ma il suo best ranking di numero 18 significa già molto. Eppure non è concepibile che un giocatore del calibro di Garin non abbia mai preso parte al main draw del Roland Garros, capitolando in tutte e tre le apparizioni parigine all’esordio nelle qualificazioni. Un futuro roseo attende questo giovane tennista cileno, lanciato più che mai verso una carriera da ricordare

SportFace