La PTPA, Professional Tennis Players Association, lancia un’assistenza legale pro bono per i giocatori che si trovano costretti ad affrontare delle accuse di doping o corruzione. L’associazione, fondata da Novak Djokovic insieme a Vacek Pospisil ormai quasi sei anni fa con lo scopo di difendere i diritti dei giocatori di tennis, vuole intervenire – sostanzialmente – in risposta ai casi di Jannik Sinner e Iga Swiatek, che nonostante le indagini per doping sono tornati di fatto immediatamente a giocare.
Secondo la PTPA, andrebbero ascoltate le istanze di quei giocatori che hanno lamentato un doppio standard nel trattare i casi da parte di opinione pubblica e istitutizioni del tennis: alcuni tennisti di livello più basso, infatti, sono rimasti delusi da come sono state risolte queste vicende, ricordando che nei loro confronti, a causa di scarse risorse finanziarie e di un supporto legale non all’altezza, in casi analoghi sono arrivate delle pesanti squalifiche.
Per aiutare questi giocatori e, nell’intenzione della PTPA, azzerare le disuguaglianze nel momento in cui si affrontano i casi di positività al doping dei diversi giocatori, verrà lanciato pertanto un programma di difesa legale pro-bono per i tennisti accusati non solo di doping, ma anche di corruzione, come affermato dalla stessa organizzazione fondata da Nole, che peraltro è stato tra i primi a parlare di doppiopesismo e di perplessità in relazione ai casi di Sinner e Swiatek rispetto ad altre situazioni simili.
Il programma di difesa legale pro bono fornirà supporto ai giocatori, indipendentemente dalle loro risorse finanziarie, attraverso gli studi legali King & Spalding LLP e Weil, Gotshal & Manges LLP, e punta anche a riabilitare in poco tempo i nomi di chi dovesse incappare in una positività al doping per contaminazione accidentale, ma senza avere uno status importante nel mondo del tennis.
La PTPA effettuerà una “prima analisi” di ogni caso e poi metterà in contatto i soggetti interessati con un consulente legale, aiutandoli a orientarsi in quello che il direttore esecutivo della PTPA, Ahmad Nassar, ha definito “un sistema legale opaco e profondamente imperfetto”.
IL CASO DI TARA MOORE
L’ex numero uno del doppio britannico Tara Moore, a questo proposito, ha dichiarato all’agenzia Reuters di aver speso 250.000 dollari in spese legali dopo essere stata sospesa provvisoriamente per diciannove mesi per essere risultata positiva a un test antidoping. A dicembre 2023 è stata, per la cronaca, scagionata da ogni illecito. Moore si trovava all’ottantatreesimo posto in classifica Wta a giugno 2022, quando venne annunciata la sua sospensioen cautelare. L’inglese, cofondatrice del programma pro bono con la PTPA, prevede che le sue spese aumenteranno, questo perché l’International Tennis Integrity Agency le ha comunicato che avrebbe fatto ricorso contro la sentenza da parte del tribunale indipendente che in un primo momento ha stabilito l’assenza di colpa o negligenza.
“Questo è un modo per aiutare i giocatori che non hanno questa risorsa a farsi avanti e dire, ok, ho supporto. Non sono sola in questo. Non devo lottare da sola”, ha detto la giocatrice. Moore spera inoltre che il programma possa aiutare altre giocatrici che hanno dovuto affrontare situazioni simili alla sua: “Ho attraversato un periodo incredibilmente buio quando è successo. Penso che se le persone intorno a me non mi avessero aiutato, o non mi avessero supportato come hanno fatto, non so se sarei qui perché è deprimente. È spaventoso”, ha concluso.