[the_ad id=”10725″]
Sul pessimo rapporto con il padre-allenatore violento da tempo non c’erano dubbi, al punto che sei anni fa la riappacificazione fra Jelena Dokic e il padre Damir fece notizia, dopo che già finito in prima pagina per l’arresto per possesso di bombe e fermato per condotte violente anche ai tornei della figlia. Ora la tennista nata in Jugoslavia, emigrata e naturalizzata in Australia nel 1994, prima di ritornare sotto le insegne serbe, racconta nella sua autobiografia particolari pesanti in anni da incubo, che si nascondevano dietro una carriera sfolgorante, arrivata a toccare il numero 4 della classifica Wta.
Jelena ha raccontato, in un’intervista al Sydney’s Sunday Telegraph, di un’adolescenza da tennista e figlia infernale: picchiata, offesa, presa per i capelli, addirittura coperta di sputi in faccia quando le cose andavano male. Dokic, ora trentaquattrenne, arrivata fino in semifinale a Wimbledon – a 17 anni, nel 2000, perdendo con la Davenport – ha dichiarato: “Mi picchiava pesantemente. Tutto è cominciato praticamente dal primo giorno in cui ho preso in mano una racchetta da tennis. La spirale nel giro di poco tempo è andata fuori controllo. Dopo la semifinale persa a Wimbledon mio padre perse totalmente il controllo e se ne andò facendo perdere le sue tracce. Quando finalmente lo rintracciai al telefono mi disse, a me che ero una ragazzina di soli 17 anni, una minorenne, di non tornare in hotel dove stava tutta la famiglia. Rimasi a dormire nello spogliatoio di Wimbledon, finché alcuni agenti non contattarono la mia agente che mi portò con se”.
Damir Dokic, negli anni d’oro della figlia, quando vinse anche a Roma nel 2001, era stato allontanato dalle tribune di Birmingham e Wimbledon per stato di ebrezza; rimediò anche un bando dalla tribuna a Linz 2002, voluto da Jelena stessa. Infine il carcere era arrivato (18 mesi) dopo l’accusa di aggressione all’ambasciatrice australiana a Belgrado, minacciata di essere fatta saltare in aria se non avesse bloccato la pubblicazione in Australia di articoli negativi nei suoi confronti e il rinvenimento a casa sua di una pistola, due fucili e due bombe.
Ora il padre vive in Serbia e non ha commentato quanto scritto e detto da Jelena. In Australia invece si è discusso molto su come sia stato possibile che una stella del tennis locale abbia potuto vivere tutto questo senza che nessuno della federazione intervenisse. Da quel Wimbledon però arrivò il crollo rapido dal numero 4 al numero 606 del mondo, prima di tornare in auge dopo aver vinto la depressione, raggiungendo i quarti di finale a Melbourne nel 2009. Ritiratasi nel 2012, ora afferma chiaramente: “Gli abusi psicologici che ho subito mi hanno segnata nel profondo. Quando hai 11, 12, 13 anni, sentire e vivere tutte quelle cose rende tutto terribilmente duro”.