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Jasmine Paolini è in grande forma. Ottavi a Montreal, quarti a Cincinnati e (poche settimane prima) la finale raggiunta nel WTA di Palermo. Ventisette anni, numero 35 al mondo, la toscana è nel momento migliore della carriera. Parola chiave: consapevolezza. Il lavoro svolto in questi anni con Renzo Furlan sta dando i suoi frutti, pian piano, senza fretta. La crescita è stata tattica, tecnica e mentale. “Non c’è un match che mi ha fatto fare clic quest’anno – ha raccontato a Sportface prima dell’esordio agli US Open 2023 contro Jelena Ostapenko -. Credo che tutti gli incontri con le top players come Pegula, Rybakina o Kvitova mi abbiano dato tanto. L’obiettivo deve essere quello di affrontare il maggior numero di sfide contro le ‘big’. Ma non solo: entrare in campo e crederci”.
A Cincinnati hai raggiunto per la prima volta i quarti di finale in un ‘1000’.
“È stato un grande torneo. E pensare che al primo turno di qualificazione avevo praticamente perso. In Canada avevo perso il giovedì contro Pegula e, arrivata all’ultimo a Cincy, mi sono ritrovata sotto 1-6 in 20 minuti contro la Masarova (la vittoria è quindi giunta 1-6 6-3 7-5). Pian piano mi sono adattata alle condizioni di gioco, certamente diverse da Montreal, crescendo di livello”.
A cosa è dovuto questo nuovo e ulteriore salto di qualità del tuo tennis?
“Il salto di qualità è arrivato grazie a una nuova consapevolezza. E pensare che fino a qualche anno fa pensavo di poter giocare bene solamente su terra battuta. Il mio primo e, fino ad ora, unico titolo, è arrivato invece sul cemento di Portorose. Oggi posso adattarmi bene ovunque, anche sull’erba”.
Hai citato gli incontri con le big.
“Si impara tantissimo, è uno stimolo continuo. Ho compreso insieme al mio coach (Renzo Furlan; ndr) su cosa dover lavorare. Oltre alla consapevolezza è infatti fondamentale capire come e dove migliorare il proprio tennis. Ovviamente non si riesce a far tutto subito. Bisogna studiare, capire, allenarsi e pian piano inserire qualcosa di nuovo. Serve tempo”.
In cosa devi crescere maggiormente?
“Bisogna migliorare sotto tutti gli aspetti, ovviamente anche tecnicamente. Devo servire meglio, per dirne una”.
Qual è stata la fase più complicata, sino a oggi, della tua carriera?
“Il momento più difficile è stato quando, anni fa, ho deciso di lasciare il centro federale per allenarmi con coach Furlan. Il problema è che Renzo all’inizio aveva molti impegni con la federazione serba e non poteva dedicarmi il tempo necessario. Sono stata costretta a viaggiare per tante settimane da sola. Non è stato semplice, ma oggi lo considero un periodo molto formativo”.
La gioia più grande?
“Sicuramente la vittoria nel WTA di Portorose. Indimenticabile”.
Paolini, Trevisan, Cocciaretto, Bronzetti, Giorgi e ora anche Stefanini. Siete tante lì in alto.
“Come è accaduto nel maschile, anche per noi ragazze vi è stato e vi è un effetto traino. Ci stimoliamo a vicenda ed è un fatto molto positivo. Più siamo in Top100 WTA e meglio è per tutte”.
Il sorteggio a New York non è stato benevolo.
“Conosco bene Jelena Ostapenko, sono consapevole delle sue qualità. L’obiettivo è concentrarmi sul mio tennis, su ciò che posso fare e su come poterla mettere in difficoltà. Devo pensare alle mie armi”.
Qual è oggi il sogno tennistico di Jasmine Paolini?
“Il sogno preferisco tenerlo per me. L’obiettivo è diventare testa di serie negli Slam (entrando dunque stabilmente tra le prime 32 del ranking; ndr). Devo concentrarmi sul lavoro in campo, solo così che si raggiungono grandi risultati”.
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