Sabato 8 giugno avrebbe dovuto essere, nel pensiero collettivo, l’apice della carriera di Jasmine Paolini. D’altronde, per una ragazza 28enne che fino allo scorso mese di dicembre non aveva mai raggiunto il terzo turno in un Grand Slam, mai entrata nelle prime 25 del mondo e in grado di vincere un solo torneo WTA nel 2021 a Portoroz, conquistare una finale al Roland Garros e ottenere i risultati raggiunti nei primi 5 mesi di 2024 era un qualcosa di straordinario ma allo stesso tempo difficilmente ripetibile. Per fortuna, il lavoro quotidiano e la fiducia che le vittorie ti donano in questo sport – se combinate a un talento fisico/tecnico di base – bastano a volte per cambiare l’intero corso di una carriera.
Da quell’8 giugno è trascorso poco più di un mese e la partita più importante per Jasmine Paolini rischia già di non essere più quella del Philippe Chatrier contro Iga Swiatek. Oggi, nel Tempio del Tennis, sull’erba del Centre Court di Wimbledon, la toscana nativa di Castelnuovo di Garfagnana è un passo dal mettere la sua firma su un autentico capolavoro. La prima italiana di sempre ad accedere alla finale dei Championships, la prima a conquistare due finali Slam in tornei differenti: in pochi mesi ‘Jas’ ha riscritto nuovamente la storia del nostro tennis e ora manca solo un piccolo step per entrare nel gotha. Dal 2000 ad oggi solo quattro giocatrici avevano raggiunto l’atto conclusivo sia a Parigi che a Wimbledon lo stesso anno: Steffi Graff, Venus Williams, Justine Henin e Serena Williams. E al maschile Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray. Due liste che dovrebbero definitivamente far capire la portata di ciò che ha messo a segno la giocatrice toscana.
Dopo la prestazione stellare offerta nei quarti di finale contro Emma Navarro, l’azzurra in semifinale ha comprensibilmente avvertito un po’ di tensione. Un primo set giocato male, qualità del gioco che andava molto a sprazzi. Il peso di un match che valeva tanto, ma anche molta consapevolezza dei propri mezzi e serenità nel vivere ogni punto, anche quelli più importanti. Una tranquillità che le veniva donata anche dal suo box, dove l’allenatore e la famiglia non si lasciavano andare ad emozioni – positive o negative – che potessero in qualche modo condizionare anche l’atteggiamento in campo. Una battaglia di nervi in cui alla fine ha prevalso chi è stata in grado di gestirli meglio. Un match vinto come fanno le campionesse, riuscendo a imporsi anche in una giornata in cui magari avrebbe a tratti meritato l’avversaria.
E invece a giocarsi la finale dell’edizione 2024 sarà ancora lei, la piccola e mai doma Jasmine. Che questa volta non si troverà di fronte la versione parigina e imbattibile di Iga Swiatek o un’ex vincitrice di Wimbledon come Elena Rybakina. Dall’altro lato della rete stringerà la mano a Barbora Krejcikova, tennista con un palmares ricchissimo tra singolare e soprattutto doppio, ex n°2 al mondo, vincitrice del Roland Garros. Insomma, un curriculum di una certa rilevanza e un gioco perfetto per l’erba che le consegnano i favori del pronostico. Ma non è una di quelle giocatrici, come ad esempio la citata Rybakina, in grado di lasciarti ferma per interi sprazzi di match o di dominare con una prestazione monstre al servizio. La ceca di Brno parte leggermente davanti, ma è un match giocabile per la campionessa che l’Italtennis femminile ha trovato in questi mesi.