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Jannik Sinner ha trionfato a Sofia, facendo suo il primo titolo Atp all’età di 19 anni e 2 mesi e affermandosi come l’italiano più giovane di sempre a ottenere un trofeo nel circuito maggiore. Queste considerazioni potrebbero risultare ‘straordinarie‘ nel senso più puro del termine, qualora ci si stesse riferendo semplicemente a un talentuoso interprete del movimento tennistico italiano. Sinner non fa parte della categoria dei ‘semplici talenti‘, ma di quella strettissima cerchia di ‘predestinati‘, atleti nati per regalare sprazzi della propria innata indole, nati per non smetter mai di sorprendere, nati per vincere e scrivere la storia. Sinner ha dimostrato di poter servire con lodevole costanza, di poter uscir dal cilindro vincenti da ogni dove, di poter attuare recuperi difensivi oltre ogni logica: Sinner ha dimostrato di saper e poter fare qualsiasi cosa, con una racchetta tra le mani. Il rovescio dell’azzurrino non ha tradito contro Vasek Pospisil, colpo migliore del repertorio che è risultato decisivo per le sorti della finale, neanche al tie-break del terzo set, neanche nel momento critico rappresentato dal secondo parziale. Il dritto dell’altoatesino ha ampi margini di miglioramento, soprattutto in uscita dal servizio, sebbene sia un colpo generalmente solido e che offre sempre più spesso punti ‘facili‘, seppur di semplice non vi sia nulla nel circuito professionistico. Sinner ha un talento sopra le righe e ha dimostrato di poter tener testa e superare un osso duro come Marton Fucsovics, un infaticabile e potenziale dominatore come Alex De Minaur, uno stratega come Adrian Mannarino, un bombardiere e maestro dei colpi d’anticipo come Vasek Pospisil. Il classe 2001 non ha bisogno più di dimostrare il proprio talento, ha necessità di aver tempo per esprimersi, al fine di regalare all’Italia titoli prestigiosi e ben più importanti di un Atp 250. Jannik Sinner parte da Sofia, ma vuole e può prendersi il mondo intero.
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