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Chiamati all’ingrato compito di colmare un buco generazionale, era il 2012 quando sotto la guida di Simone Colombo, Gianluigi Quinzi e Filippo Baldi si prodigavano alla conquista della Coppa Davis Junior nella finale contro l’Australia. In un momento povero di risultati in campo maschile, quel successo fu accolto come una ventata di speranza in casa Italia, che finì però per sfociare in giudizi troppo severi alle prime difficoltà.
A undici anni da quel trionfo, l’Italia torna in corsa per l’insalatiera under 16. Per la squadra oggi capitanata da Nicola Fantone è stato decisiva la vittoria per 2-1 sulla Repubblica Ceca nella finale di Summer Cup a Le Touquet (Francia). Federico Cinà, Andrea De Marchi e Matteo Sciahbasi sono i mattatori di una settimana iniziata con la fase di qualificazione a Latiano e culminata in Francia con il successo davanti a più di mille spettatori. La storia e la situazione attuale ci concedono il lusso di prendere questo risultato per quello che è, senza doversi preoccupare per il prossimo futuro di questi ragazzi. La classe del 2007 naturalmente non ha intenzione di fermarsi qui e nei loro pensieri c’è già l’appuntamento che dal 30 ottobre al 5 novembre li vedrà impegnati a Cordoba (Spagna) per la fase Mondiale della Coppa Davis Junior.
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“Quella contro la Repubblica Ceca era una finale che sarebbe potuta finire in ogni modo. L’abbiamo chiusa sul 2-0 con i singolari, ma loro avrebbero potuto fare lo stesso”. Racconta Andrea De Marchi, che insieme a Federico Cinà ha parlato in esclusiva ai microfoni di Sportface nelle ore successive al trionfo. Capaci di chiudere la competizione da imbattuti in singolare, i due azzurrini si sono assicurati la vittoria finale sconfiggendo rispettivamente Jan Kumstat (1-6 6-4 6-3) e Maxim Mrva (6-4 6-4).
“Partirei dalla sera prima della finale. Io e Federico siamo andati a dormire nello stesso momento, ma dopo neanche cinque minuti ci siamo svegliati. Abbiamo iniziato a fantasticare su ciò che sarebbe accaduto: dalla tensione prima della partita all’eventuale esultanza se avessimo vinto. Non riuscivamo a prendere sonno, ma per fortuna la mattina già dal warm up eravamo tutti carichi. Sentivamo di poter vincere. Io sono partito male con Kumstat, forse ero un po’ abbattuto, ma Federico e Matteo in tribuna non hanno smesso un attimo di fare il tifo ed è davvero merito loro se ho trovato le energie per riprendere il secondo set e poi vincere”. Mentre il giovane romano conclude, in sottofondo emerge la voce scherzosa di Cinà: “Parli solo tu così”.
La chimica tra i ragazzi è evidente anche fuori dal campo e paradossalmente è lì che più è servita, dato che il dominio nei singolari non ha mai reso necessario il doppio decisivo. Separati dal salto prematuro di Cinà negli alti ranghi del circuito ITF under 18, il ricongiungimento in vista della competizione a squadre era giunto con il doppio vinto nell’ITF J300 di Bytom (Polonia). “Ha detto tutto Andrea – ribadisce Cinà -. Io e lui facciamo squadra insieme da quando abbiamo dodici anni, ma anche con Matteo abbiamo subito trovato un grande feeling. Ci siamo sostenuti a vicenda ed in campo abbiamo fatto sentire il nostro tifo. Sulla finale devo dire che contro Mrva ci avevo giocato tante volte e di partite ne avevo vinte poche, forse l’ultima proprio in nazionale due anni fa. Lui può concederti qualche game in cui va a vuoto, ma poi all’improvviso alza il livello e non ti dà modo di giocare. Ho provato a sfruttare i momenti in cui il suo tennis è calato. Il tuffo per terra a fine partita? Storia assurda, anche se De Marchi l’ha gufata (ride, ndr)”. Immediato il passaggio di telefono per l’arringa difensiva del romano: “No dai, però ne avevamo parlato la sera prima. Quindi al primo match point sul 30-40 gli ho fatto segno di buttarsi a terra in caso di vittoria”. “Perdo il punto e con lo sguardo fulmino Andrea per la gufata. Per fortuna poi l’ho chiusa”. “Io sono saltato giù dalla tribuna per andare ad abbracciarlo”, chiosa De Marchi.
Come Tarbes per “Les Petit As”, anche Le Touquet Tennis Club regala per la Borotra Cup un palcoscenico da sogno a livello giovanile. La folla francese in maniera sorprendente ha sostenuto gli azzurri nei momenti decisivi e ha spinto per assistere al doppio, nonostante il risultato deciso dai singolari. “In semifinale contro la Germania avevamo già giocato il doppio a partita vinta. Io e Matteo avevamo infiammato il pubblico, secondo me questa cosa è piaciuta e poi in finale il pubblico è stato dalla nostra parte e ha addirittura insistito per farci giocare il doppio”, la solida teoria di De Marchi, sceso in campo con Sciahbasi anche nel match con la Repubblica Ceca. A punteggio in bilico quasi sicuramente avrebbe fatto coppia con Cinà e qui parte il grande interrogativo: “Andrea che dici il doppio decisivo lo avremmo vinto?” “Sai che non mi ricordo l’ultimo doppio che abbiamo perso insieme, forse sì (ride De Marchi, ndr)”. Dopo aver alzato la coppa al cielo, gli azzurrini sono stati invasi da richieste di foto, autografi e polsini. Sono le prime volte, forse le più speciali: “Giocare davanti a tutta questa gente è stato fantastico, ancora non ci è capitato spesso. Nei primi game provi a scioglierti, poi diventa sempre più bello. Vivere questo in futuro sarebbe un sogno”, conclude Cinà.
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