Un titolo Futures, due finali Challenger ed una scalata di oltre 650 posizioni nel ranking ATP, Flavio Cobolli è senz’ombra di dubbio uno dei protagonisti del 2021 azzurro. Il classe 2002 romano sta per chiudere la stagione a ridosso della top 200 – ha iniziato l’anno alla 874° posizione – e si è issato alla 14° piazza della “Race to Milan”. La qualificazione alle Next Gen ATP Finals sarà un obiettivo l’anno prossimo, ma già quest’anno Flavio sta vivendo l’esperienza da alternate del torneo. Sportface, presente a Milano ha incontrato il padre e coach Stefano Cobolli per parlare delle prime giornate passate sotto il tetto dell’Allianz Cloud. “Parto col dire che questo è il torneo più bello e meglio organizzato dove siamo mai stati. Escludo gli slam perché hanno un fascino particolare, ma siamo davvero rimasti colpiti: il campo è bellissimo”.
Il fattore anagrafico fa sì che tutti i partecipanti siano recentemente passati dal circuito Challenger, con alcuni Cobolli aveva già avuto chance di confronto mentre con altri è una prima assoluta: “Ogni allenamento qui è una scuola per Flavio. La mattina facciamo due allenamenti con giocatori diversi e poi ci prendiamo 40 minuti da soli per lavorare sugli aspetti tecnici. Di base noi siamo qui per allenarci – rimarca Stefano -, lo stiamo facendo anche sul piano atletico grazie al preparatore affidatoci dalla Federazione. Le cose stanno andando bene perché abbiamo la possibilità di confrontarci con ragazzi più forti, in attesa magari di poter scendere in campo anche se non abbiamo aspettative”. Dei ragazzi impegnati nella rassegna, Brandon Nakashima è uno di quelli che più ha colpito l’ex n°236 ATP: “Non lo conoscevo benissimo perché ha giocato prevalentemente in America, mi ha impressionato la facilità con cui colpisce la palla. Poi c’è il fenomeno Alcaraz, ma non scopriamo qui quanto sia forte. Diciamo che degli “outsider” Nakashima è quello che mi ha colpito di più”.
Tornando ad analizzare stagione del figlio, Stefano rimarca uno step importante di approccio al tennis, che ha fatto la differenza dopo le prime fiammate a livello Challenger. “C’è una famosa scommessa sul ranking fatta con il direttore Alessandro Nizegorodcew e con Matteo Mosciatti, ma abbiamo dovuto riformularla tre volte: da questo si capisce che la stagione è andata bene. In questi dodici mesi Flavio è cresciuto come ragazzo ed è davvero maturato. Si allena meglio e dopo la finale al Challenger di Roma 2 è cambiato ed è diventato più professionale anche negli aspetti extra campo – evidenzia il tecnico -. Ci stavamo lavorando, ma i risultati hanno dato a Flavio una consapevolezza improvvisa, credo che questo sia comune a tanti ragazzi della sua età”. Con la stagione avviata al tramonto, il team Cobolli sta programmando il 2022, che si aprirà con l’inedita avventura australiana: “Abbiamo modificato già due volte la nostra programmazione perché ancora non sappiamo come funzionerà. Comunque per noi l’anno non finisce a Milano, giocheremo fino all’ultima settimana di novembre; non tanto per una questione di classifica ma per accumulare partite sul veloce – l’obiettivo in vista dell’Australian Open -. Siamo anche disposti a giocare qualche match in più del dovuto, ma siamo convinti sia fondamentale per fare bene a Melbourne”.