Quella di Milano e delle ATP Next Gen Finals è stata la settimana di Jannik Sinner. Mentre l’altoatesino si prendeva a ragion veduta le luci della ribalta, sul campo allestito all’Allianz Cloud un ragazzo classe 2003 di nome Holger Vitus Nødskov Rune svelava in sordina le proprie carte. Il sedicenne danese si è imposto nel Red Bull Next Gen Open – side tournament che ha accompagnato l’evento principale – regolando Enrico Dalla Valle nell’atto finale, vendicando così il K.O subito nel robin round. Il curriculum parla chiaro: attuale numero uno del ranking Under 18 ITF e trionfo al Roland Garros Junior. I risultati in età giovanile non sono garanzia di successo, ma intanto gli permettono di aver visibilità e dopo la settimana milanese Rune è già volato a Londra dove potrà allenarsi con i protagonisti delle ATP Finals. Sportface ha avuto l’occasione di incontrare ed intervistare il talento scandinavo dandogli l’occasione di presentarsi a chi non lo conosce.
Holger Vitus prende entrambi i cognomi dai genitori: Rune dalla madre Aneke – che lo segue costantemente durante la stagione – e Nødskov dal padre Anders. Se il ragazzo di Copenhagen si avvicina al tennis è però merito della sorella Alma come lui stesso dice: “I miei i genitori non erano appassionati di tennis e io ho iniziato perché giocava mia sorella. E’ stato amore a prima vista – afferma Rune che spiega come imboccare la strada del professionismo sia stato per lui naturale – I risultati sono arrivati subito quindi pensare ad una carriera nel tennis è stata una conseguenza naturale. Nella prossima stagione mi approccerò definitivamente al mondo dei pro e sono entusiasta”. Il colpo di fulmine con il tennis è stato favorito dal lato individuale dello sport con la racchetta: “Quando ero molto piccolo giocavo a calcio però non mi piaceva dover pagare per gli errori dei compagni o far perdere gli altri per colpa mia. Nel tennis sono l’unico che dipende dalla mia prestazione e quando vinco è solo merito mio”.
Il tennis giocato dallo scandinavo è ancora grezzo, i primi anni da pro saranno fondamentali per costruire un’identità che al momento manca. Per ottenere risultati nell’immediato Rune dovrà appoggiarsi molto su servizio e dritto, quest’ultimo risulta devastante quando il danese ha tempo per preparare il colpo. A Milano ha mostrato qualche difficoltà sugli spostamenti e sul veloce soffre quando si trova in difesa cosa che potrebbe spiegare meglio il successo arrivato a Parigi anche se lui giura di non avere una superficie preferita: “Mi piace giocare ugualmente sulla terra e sul veloce, anzi forse nell’ultimo periodo preferisco i campi duri. Gioco un tennis offensivo e cerco di anticipare spesso – illustra durante l’intervista Rune che poi giustifica le difficoltà negli spostamenti – Questa settimana effettivamente non mi sono mosso molto bene perché sono reduce da una storta alla caviglia”.
Le mancanze tecniche nel salto da pro potrebbero essere inizialmente compensate da una notevole attitudine mentale. Rune nonostante la giovane età è già in grado di rivedere il piano partita a gioco in corso e nel giro di pochi giorni è riuscito a ribaltare una sconfitta con Dalla Valle in un netto successo in tre parziali. “Durante la pre-season devo capire cosa serve per il salto tra i pro e dovrò dare il massimo in campo“. Dice il classe 2003 che migliorando il gioco a rete potrebbe già fare uno step avanti. Il dritto dominante per forza di cose lo mette spesso in condizione di poter giocare la volée, la discesa a rete però non è ancora automatica e quelle incertezze hanno come conseguenza qualche errore di troppo.
Dopo aver parlato ad inizio settimana con Casper Ruud (QUI L’INTERVISTA DI SPORTFACE) della scuola tennistica scandinava, abbiamo avuto modo di riprendere il discorso con il giovane danese che conferma quanto detto dal collega norvegese: “La mentalità scandinava è un po’ diversa da quella del resto d’Europa. Quando i ragazzi iniziano le scuole superiori dedicano meno spazio allo sport quindi è difficile che si sacrifichino per la carriera professionistica – dice Rune che garantisce però per se stesso – Personalmente per me non sarà un problema questo“. Lo scandinavo ha poi commentato le regole di gioco usate durante il torneo che lo ha visto vincitore: “Non mi sono piaciute tutte le regole, per esempio non digerisco il punto secco sul 40-40 e il no let – quest’ultimo presente solo nel Red Bull Next Gen Open, non nelle Next Gen Finals – Capisco però che queste modifiche possano intrattenere maggiormente il pubblico e alla fine è uno dei motivi per cui si vuole rinfrescare il regolamento”.
Il prossimo step sarà rappresentato dai futures che caratterizzeranno quanto meno la prima parte di 2020, come conferma lo stesso Rune: “L’anno prossimo giocherò solo tornei professionistici, con il Master Under 18 in Cina ho chiuso la mia attività juniores. Inizierò giocando tornei da 15mila e 25mila dollari sperando di salire il prima possibile nel circuito Challenger”. Queste le parole del danese che all’attivo ha già quattro esperienze Challenger, la prima nel mese di giugno a Blois gli è valsa la posizione numero 555 del ranking mondiale grazie al successo su Nicolas Barrientos. Con il passo indietro di Itf sul Transition Tour e il ripristino dei punti guadagnati dei futures Rune è sceso di poco fuori dai primi mille. Per la prossima stagione però le piccole esperienze cumulate potranno tornare utili e hanno già dato la direzione del lavoro da svolgere come il ragazzo svela in conclusione: “Nei Challenger ho trovato e troverò giocatori fisicamente molto più pronti rispetto ai tornei junior. Inoltre nel gioco ci sono meno passaggi a vuoto e io dovrò concentrarmi su queste cose”.