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Le Next Gen ATP Finals 2019 si sono svolte e concluse nel segno di Jannik Sinner. Autore di una straordinaria stagione, lanciata a Bergamo con l’inaspettato trionfo Challenger; l’altoatesino scalò ininterrottamente la classifica e si issò all’undicesimo posto della “Race to Milan”. Il netto vantaggio sugli altri azzurrini ed il motivato entusiasmo per le prestazioni inanellate torneo dopo torneo portarono alla wild card, ripagata poi con il prestigioso trionfo.
La serie di eventi rese quasi una formalità il torneo di qualificazione allo Sporting Milano 3 di Basiglio. L’evento organizzato nel circolo d’appoggio all’impianto delle Next Gen ATP Finals – quello di Rho Fiera prima e successivamente il Palalido – nelle prime due edizioni aveva infatti assegnato le wild card per la manifestazione dedicata ai migliori under 21 del circuito. Nel 2019 la primavera del tennis azzurro era ben avviata e la rassegna ospitò il miglior campo partecipanti delle tre edizioni andate in scena. Nella domenica finale alzò le braccia al cielo Giulio Zeppieri, che a differenza dei predecessori Gianluigi Quinzi e Liam Caruana, dovette accontentarsi del posto da alternate.
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Il classe 2001 di Latina, attuale numero 240 ATP ha parlato della sua esperienza ai microfoni di Sportface e non ha nascosto di aver provato un briciolo d’amarezza per come andò: “Sapevamo di giocarci il posto di riserva perché la wild card era già stata data a Jannik, quindi naturalmente il successo non ha avuto lo stesso sapore che ha avuto per i vincitori delle edizioni precedenti – spiega subito il laziale -. Il torneo in generale è stato carino. I campi li ricordo molto veloci, adattarsi non era facile, ma per tutto il weekend mi comportai molto bene al servizio; cosa fondamentale con i set al 4, specialmente su quella superficie”. Reduce in quell’annata dalla semifinale al Challenger di Parma e dal primo trionfo $25.000 a Santa Margherita di Pula. Zeppieri arrivò in fiducia e spazzò a tratti la concorrenza, partendo a razzo già dal primo turno contro Emiliano Maggioli: “Iniziai subito bene, poi in semifinale vinsi bel match contro Musetti che quell’anno mi aveva sconfitto all’Australian Open junior, proprio in semifinale. Ricordo con piacere anche la finale contro Enrico Dalla Valle. Conducevo due set a zero, fui rimontato ma ebbi la meglio al quinto reggendo bene di testa. Fu una bella soddisfazione anche se come ho già detto non valse poi molto e fu un peccato”.
“Durante il torneo vero e proprio ho avuto l’occasione di allenarmi con alcuni dei giocatori lì presenti, ma neanche così tanto essendo io mancino. Di base cercavano tutti il destro, giocai solo con Sinner, Ymer e Tiafoe che nel girone avevano Humbert. Ricordo con piacere gli allenamenti ed i pittini con Frances, ragazzo simpaticissimo come lo vedi da fuori”. Racconta Giulio, che non ha potuto sperimentare tutte le novità introdotte alle Next Gen ATP Finals di quell’anno, ma che ha giocato con il format del punteggio ridotto: “Con queste regole un break fa subito la differenza e nel caso delle Next Gen la superficie rapida è un ulteriore fattore. Diventa fondamentale partire bene, perché se entri in campo teso rischi di lasciare subito un set, avendo davvero poco margine di recupero – l’analisi che non condanna però la formula -. In generale però giocare al meglio dei cinque set ti dà poi il tempo necessario per rimetterla in piedi, quindi ci può anche stare. Ho avuto più difficoltà con il killer point che rende tutto un terno al lotto, questa è la regola con la quale mi sono trovato peggio a Basiglio”. Come tanti dei protagonisti passati, Zeppieri ha trovato divertente giocare con un sistema di punteggio diverso, ma non oserebbe spingersi oltre: “In generale non credo la formula abbia un futuro a livello di applicazione nel circuito. Il tennis è al meglio dei tre set e si arriva a sei game: è così”.
La chiacchierata si è poi conclusa un parere generale sulla manifestazione, anche secondo quanto percepito nella settimana dell’Allianz Cloud: “Personalmente ho avuto la sensazione che tutti ci tenessero ad onorare la competizione e che abbiano giustamente dato il 100%. L’evento è organizzato dall’ATP, il palcoscenico è grande e anche il montepremi è importante: ci sono tutti i motivi per fare bene. Naturalmente a fine stagione la stanchezza è un fattore, ma questo forse rende ancora più interessanti le cose perché può davvero succedere tutto e lo vedremo anche quest’anno”.
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