È uno dei giovani tennisti italiani più chiacchierati delle ultime settimane, e di certo non solo per il tweener vincente giocato nel Challenger di San benedetto contro Piros. Stiamo parlando di Francesco Forti, il giocatore romagnolo classe 1999 che sta trovando spazio sempre maggiore nel circuito Challenger dopo aver fatto bene nei Futures. La redazione di Sportface.it ha sentito Forti poche ore dopo la sconfitta di ieri sera contro l’argentino Renzo Olivo, analizzando sia il suo momento che quello dei suoi coetanei (e non solo) che con sempre maggiore frequenza e in numeri sempre più grandi affollano i tabelloni dei Challenger italiani.
Francesco, come ti sei trovato sui campi di San Benedetto e che sensazioni hai avuto?
“Ho giocato due buone partite, ieri sera contro Olivo non ho giocato così bene, anche se le condizioni erano molto diverse. Campi e palle molto lenti, c’era molta umidità, ma tutto sommato è stata una buona settimana”.
Cosa ti è mancato nella sfida contro Olivo?
“Era una partita che si poteva vincere in due set, solo che di notte ci vedo un po’ peggio e con palle così lente ho ricavato molti meno punti con il servizio che per me fa la differenza. Solitamente è sufficiente per me fare un break, se servo bene è difficile farmi strappare il servizio. Anche di dritto non è andata bene, ho fatto molti gratuiti, nel complesso era una partita più fattibile”.
La tua presenza nei Challenger è sempre più frequente, vuol dire che ti trovi sempre meglio…
“Sto giocando bene, penso di avere già il livello per giocare Challenger. Magari a questi livelli se giochi male è difficile portare le partite a casa, mentre nei Futures anche nei giorni storti riesci a vincere, magari al terzo set. Ad esempio ieri sera era difficile portare a casa la partita avendo giocato male”.
Prossimi impegni nel corso dell’estate?
“Credo di fare due eventi da 5.000 a Bolzano e a seguire, anche se spero di entrare nei Challenger prossimi a Manerbio, Cordenons, L’Aquila, Como e Genova. Spero di riuscirci anche se è molto difficile”.
Hai preso la scena con il tweener contro Piros: cosa ti viene in mente quando vedi che questi colpi riescono?
“Sei sicuramente contento, però è sempre un punto molto difficile da ripetere. La percentuale di rischio è del 100%, ma in quel caso il punto era praticamente perso, a quel punto ho provato quel colpo. Sicuramente provi tanta emozione quando ti riescono queste giocate”.
I giovani italiani come te si scollano facilmente dai tornei Juniores per buttarsi nella mischia. Cosa è cambiato?
“Secondo me c’è competizione tra i giocatori. In questo periodo, avendo così tanti giocatori al vertice, magari tutti si pongono nuovi obiettivi. C’è più voglia di confrontarsi e c’è anche un buon lavoro dietro da parte dei coach e delle scuole tennis. Ora anche la parte mentale fa la differenza”.