Alex De Minaur cerca una svolta e quest’anno potrebbe trovarla proprio dalla terra. Niente di trascendentale, ma buone prestazioni, culminate con la semifinale di Barcellona ed i match point falliti contro l’uomo del momento Carlos Alcaraz, fanno ben sperare l’australiano. Attuale numero 22 ATP Alex dal 2018, anno del suo exploit, è sempre stato in queste posizioni con continuità ma non ha trovato il salto definitivo verso la top 15. “Sto giocando bene sulla terra, finalmente mi sto attestando al livello che ho sempre desiderato – le parole di De Minaur, intervistato da Sportface durante gli Internazionali BNL d’Italia 2022 -. Negli anni scorsi non ci ho mai creduto fino in fondo di poter fare bene sul rosso e anche l’atteggiamento non era dei migliori. Ho sempre pensato di poter essere competitivo su tutte le superfici e finalmente lo sto dimostrando”.
Reduce dalle vittorie su Lajovic e Paul che lo hanno condotto agli ottavi di finale contro Alexander Zverev, De Minaur torna anche sulla grande chance di Barcellona: “Il confronto contro Alcaraz è stato un grande segnale. Quel match point dove lui tira un incredibile passante sul 40-15 purtroppo l’ho visto per giorni su tutti i social, continuavano ad arrivarmi notifiche. Sono stato sfortunato nella circostanza, ma sono contento della prova”.
Con il best ranking di numero 15 ATP raggiunto a giugno del 2021, l’allievo di Adolfo Gutierrez parla di quello che dovrà essere il prossimo step: “Per quanto riguarda il tennis già essere cresciuto sulla terra mi aiuterà a livello di classifica, anche perché da Wimbledon non avrò punti da difendere. In generale la pandemia mi ha un po’ frenato, al rientro in campo le sensazioni non sono state buonissime, desso però sono motivato e sto facendo bene”. Campione sull’erba di Eastbourne, De Minaur ha infatti clamorosamente floppato a Wimbledon perdendo al primo turno, ma la disfatta adesso si tramuta in un’opportunità, su una superficie dove con pochi specialisti può essere mina vagante: “Gioco davvero bene sull’erba ed è una vergogna che ci si giochi per così poco, gli specialisti delle altre superfici possono fare molti più punti, sull’erba giochi al massimo tre o quattro tornei. A Wimbledon non difendo davvero nulla quindi quest’anno sarà una grande occasione per dare una sterzata alla mia classifica”.
Australiano dal background europeo, il tennista classe 99 ha la fortuna di fare base in Spagna, un piccolo grande vantaggio rispetto ai connazionali: “Gli australiani sono gli unici a dover lasciare ogni anno casa per nove mesi senza poter fare ritorno, tutti gli altri durante la stagione riescono a fermarsi ogni tanto dalla famiglia. Io ho la fortuna di avere la mamma spagnola, il coach spagnolo e di poter fare base in Spagna. In generale ho potuto fin da piccolo prendere il meglio delle due culture a cui appartengo ed ottenere il giusto mix”. Agganciandosi a questo De Minaur risponde poi ad una domanda sul ritiro di Ashleigh Barty: “Se mi aspettavo che si ritirasse? Direi di no, anche se c’erano dei rumors. Con lei ed il suo coach ho un buon rapporto e non posso che augurarle il meglio. Sicuramente il periodo covid non ha aiutato lei e gli altri come dicevo, perché se vuoi tornare in Australia devi fare due settimane di quarantena. Ho ospitato più volte gli australiani a casa mia sperando di dargli una seconda casa, ma naturalmente non è come stare in Australia”.
Spinto dalla bolgia di campo 1 nella sfida contro Tommy Paul, De Minaur conclude con qualche battuta sul pubblico italiano: “Già a Torino in Coppa Davis, nonostante giocassi per l’Australia, ho ricevuto tanto tifo ed è stato fantastico. Gli italiani amano lo sport e qui a Roma c’è davvero tanto pubblico ed è bello avere il tifo anche su un campo secondario”.