[the_ad id=”10725″]
È Novak Djokovic il secondo finalista dell’edizione 2016 degli Internazionali BNL d’Italia: nella seconda semifinale in programma oggi, dopo il netto successo di Andy Murray sul Lucky Loser francese Lucas Pouille, il serbo ha superato in seguito a una maratona di più di tre ore il nipponico Kei Nishikori, col punteggio finale di 2-6 6-4 7-6(5). Per il numero 1 del mondo si tratta della settima finale in carriera raggiunta al Foro Italico, la terza consecutiva dopo i successi ottenuti negli ultimi due anni.
I favori del pronostico sono tutti per la prima testa di serie del tabellone, che si è imposto in otto dei dieci confronti diretti col giapponese e ha sempre avuto la meglio nelle ultime sette sfide, in cui ha ceduto in totale la miseria di due parziali. Per i due si tratta del quarto incrocio stagionale: il più recente si è tenuto esattamente una settimana fa a Madrid, anche in quell’occasione in semifinale, con vittoria del tennista di Belgrado in due set e poco più di due ore. Gli altri due confronti del 2016 hanno avuto luogo a Miami, in occasione dell’atto conclusivo, e ai quarti di finale degli Australian Open, in entrambi i casi con successi di Djokovic senza cedere un set. Oltre al bagel subito nel primo parziale dal brasiliano Thomaz Bellucci, nel match di ottavi, il serbo non ha lasciato per strada nemmeno un set in tutto il torneo, ed è reduce dalla convincente prestazione di ieri contro lo spagnolo Rafael Nadal; ottime prove anche per Nishikori, che dopo il successo in rimonta con Viktor Troicki all’esordio, si è sbarazzato agevolmente di Richard Gasquet e Dominic Thiem. Dopo i quarti di finale raggiunti lo scorso anno, quando ad eliminarlo fu proprio “Nole”, questa semifinale rappresenta per il giocatore asiatico il miglior risultato ottenuto in assoluto nel torneo della capitale.
Poco cinico inizialmente Djokovic che, dopo essersi procurato una lieve ferita al piede sinistro in chiusura di primo game, complice qualche errore di troppo spreca due ghiotte palle break nel secondo gioco; il giapponese è bravo ad approfittarne ed è il primo a mettere a segno un break, nel game successivo. Molto, troppo spento nelle fasi iniziali il ventottenne di Belgrado, incapace di reagire e succube delle continue accelerazioni dell’avversario, abile ad ottenere un doppio break di vantaggio al gioco numero 7. Chiude poco dopo col punteggio di 6-2 un primo parziale che ha visto un solo giocatore in campo: pessime percentuali di realizzazione al servizio per il detentore del titolo, intorno al 50% sia con la prima che con la seconda; dieci i vincenti del nipponico, il doppio rispetto a quelli di Nole.
Prova a scuotersi il fuoriclasse serbo in apertura di secondo parziale ma, dopo aver tenuto comodamente a 15 il primo turno di servizio, spreca malamente quattro nuove chance di break nel secondo game; nel gioco seguente è invece il giapponese a fallire un’importante palla break. Il due volte campione uscente entra finalmente in partita: un pregevole attacco di rovescio che spolvera la riga gli concede altri due break point nell’ottavo game, ma anche in questo caso non riesce a trovare l’allungo decisivo, permettendo all’avversario di impattare sul 4-4. Comincia a farsi pesante il computo di nove palle break mancate dalla testa di serie numero 1 del tabellone. I grandi campioni si vedono però proprio nei momenti di maggiore difficoltà: parziale di otto punti a due in favore del serbo, che dopo aver tenuto a zero il proprio turno di battuta nel nono gioco, strappa il servizio per la prima volta nel match allo sfidante, grazie ad un diritto affossato in rete, conquistando per 6-4 un secondo set in cui è cresciuto alla battuta e in cui sono notevolmente diminuiti i gratuiti.
Un implacabile Djokovic comincia a disegnare perfettamente il campo e a dirigere magistralmente gli scambi: un rovescio in corridoio del ventiseienne di Shimane gli permette, nel secondo gioco, di conquistare immediatamente un break di vantaggio nel parziale decisivo; salva poi due palle break (la prima con una pregevolissima stop volley di diritto), prima di salire 3-0. Quando tutto sembra già scritto, però, viene fuori la grande tenacia del sesto giocatore del seeding che, dopo aver salvato due pericolose chance di doppio break nel sesto game, trova addirittura il contro-break alla terza occasione nel gioco numero sette, per poi impattare sul 4-4 qualche minuto dopo. Sotto 4-5, servizio e diritto a campo aperto per annullare coraggiosamente il primo match point e raggiungere, qualche istante più tardi, nuovamente Nole sul 5-5. A questo punto giunge inevitabile il tie-break, a decidere questa emozionante semifinale: il primo ad allungare è il tennista nipponico che però, sciaguratamente, avanti 3-1, complice il secondo doppio fallo della sua partita, consente all’avversario di recuperare e persino di portarsi avanti di un mini-break; sotto 5-6, dopo aver salvato altri due match point, l’allievo di Michael Chang deve arrendersi ad una poderosa prima al centro del numero 1 del mondo, che chiude dopo più di tre ore un match tiratissimo, forse il più bello finora del torneo, con lo score finale di 2-6 6-4 7-6(5).
Novak Djokovic conquista la sua novantunesima finale in carriera, la ventunesima sulla terra rossa: a caccia del trentesimo sigillo nel circuito Masters 1000, il quinto a Roma, affronterà domani, non prima delle 17, lo scozzese Andy Murray, per quella che ormai è diventata una delle rivalità più costanti del circuito. I due si sono infatti affrontati in finale sia a Madrid, la scorsa settimana, che a Melbourne ad inizio stagione e, in entrambi i casi, è stato il serbo a prevalere. Quest’ultimo si è aggiudicato ben ventitré dei trentadue precedenti, trionfando addirittura in dodici delle ultime tredici sfide. Rammarico per Kei Nishikori, dopo un primo set giocato pressoché alla perfezione: il tennista asiatico può comunque ritenersi soddisfatto dopo la terza semifinale dell’anno a livello Masters 1000 e l’ennesima settimana in cui ha mantenuto ritmi elevatissimi di gioco.