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“Sono caduto in depressione a causa delle cose che pensavo di dover essere. Non volevo parlare con gli altri per paura di averli delusi per il fatto che non vincevo. C’erano momenti in cui ero veramente molto giù“. Lo ha detto Nick Kyrgios in un’intervista al Sunday Telegraph, in cui ha parlato di un periodo buio della sua vita. “Mi ricordo una giorno a Shangai mi sono svegliato alle 4 del pomeriggio, le tende erano ancora chiuse, non volevo che la luce entrasse, pensavo che nessuno mi volesse conoscere veramente come persona, pensavo che volessero semplicemente controllarmi come giocatore e usarmi. Non mi fidavo più di nessuno. È stato un momento buio e solitario. Avevo perso la voglia di giocare, stavo perdendo il controllo“.
“Ci sono giocatori che vivono e respirano tennis e va bene – ha continuato l’australiano -. Non dico che è giusto o sbagliato. Ma quando dicono ‘Non gliene importa abbastanza’ o ‘Non è un campione’… ho raggiunto un livello di libertà nella mia vita per cui non mi interessa ciò che pensano di me. Non credo che molti si rendano conto di che sport solitario sia il tennis – spiega Kyrgios, usando parole simili a quelle utilizzate da Francesca Schiavone nei giorni scorsi -. Sul campo sei da solo, non puoi parlare con nessuno, ti devi arrangiare da solo. È una cosa contro cui ho dovuto combattere. Sono sempre stato un giocatore emotivo, quando ero piccolo se perdevo piangevo o rompevo una racchetta. Mostro più di altri le mie emozioni. Ma rompere una racchetta non è una cosa così terribile“.
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